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San Miniato dal 24 luglio avrà il suo museo della memoria

C’è attesa nella città della rocca per una iniziativa nuova del suo genere, la nascita del museo della memoria che attraverso i suoi innumerevoli documenti consegna ai cittadini la memoria storica per far si che il patrimonio culturale e storico non venga perso. Il sindaco Vittorio Gabbianini lo aveva annunciato in occasione della quarta edizione del premio “San Miniato la mia città” assegnato nella palazzo delle sette virtù del comune a Daniele Benvenuti. In quella occasione il primo cittadino aveva parlato del 24 luglio come data di apertura, promessa che quindi è stata mantenuta.

A meno di un mese dall’inaugurazione l’amministrazione comunale ha  illustrando il percorso e annunciando alcune novità. A presentare le articolate fasi sono stati il sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini, l’assessore alla cultura Chiara Rossi, l’assessore ai lavori pubblici Marzia Fattori, l’architetto Serena Chiarugi, la curatrice del Museo Barbara Pasqualetti e il pittore Luca Macchi. Presente anche Mario Sladojevich della Fondazione CRSM che ha cofinanziato i lavori di restauro del Museo, Beppe Chelli e Daniele Benvenuti che stanno realizzando l’archivio di video-interviste da cui prendono spunto gran parte dei materiali multimediali inseriti nel percorso museale. Ecco il loro contributo che abbiamo raccolto attraverso il sito del comune: “Il filo conduttore che è stato seguito nell’allestimento riguarda il tema della lacerazione (fisica, sociale e psicologica) che si ritrova sia in alcune suddivisioni dello spazio, sia nella realizzazione del logo – spiega l’architetto -, una memoria trafitta da tagli trasversali che, come lame, lasciano ferite profonde e cicatrici indelebili nella storia della comunità sanminiatese”. Presentato l’importante intervento realizzato sullo spazio. “Il complesso di San Domenico diventa palazzo della cultura a tutti gli effetti con questo ultimo tassello – spiegano gli assessori Rossi e Fattori -. In due intensi mesi di lavoro si realizza un progetto importante che adesso è in via di conclusione”.

Seguendo alcuni documenti che testimoniavano e descrivevano la presenza, seppur sotto lo scialbo, di cinque affreschi realizzati da Dilvo Lotti nel 1934: le cinque scene realizzate nell’ex refettorio dei domenicani, all’epoca Casa della Gioventù Italiana del Littorio (GIL), raffigurano scene di vita del periodo fascista. Su di esse sono stati condotti saggi per verificare l’apparato pittorico interno alla struttura e riportati alla luce. “Si tratta di opere giovanili di Dilvo, il primo lavoro su committenza – spiega Luca Macchi -, del quale però non lui non parlava mai. Alla fine del periodo fascista gli affreschi furono ricoperti perché raffiguravano scene di vita e momenti del periodo fascista. Oggi sono stati riportati alla luce e costituiscono un documento eccezionale per il MuMe”.

Il costo complessivo per la realizzazione del Museo, comprensivo dei lavori di restauro, della funzionalizzazione degli spazi e dell’allestimento museale è 240mila euro, grazie ad un cofinanziamento della Fondazione CRSM. Le spese più consistenti hanno riguardato la realizzazione dell’allestimento (110mila euro) e il restauro architettonico, il descialbo degli affreschi di Dilvo Lotti, la realizzazione di saggi sulle pareti interne, gli infissi e le porte, la migliore funzionalità degli spazi, degli accessi e dell’uscita di sicurezza, il rifacimento del servizio igienico e il trattamento della pavimentazione in cotto (50mila euro).

Per quanto riguarda il percorso espositivo tutto è iniziato con un’intensa attività di ricognizione del materiale messo a disposizione dalla cittadinanza, insieme alla raccolta dei materiali messi e alle preziose collaborazioni con cultori di storia locale e associazioni.
L’esposizione è costituita per gran parte dalle memorie dei cittadini che attraverso oggetti, lettere, fotografie, video-memorie hanno voluto raccontare la loro storia – spiega la dottoressa Pasqualetti -. La raccolta museale è articolata in tre sezioni dal 1921, anno in cui anche a San Miniato furono istituiti i Fasci di combattimento, al 1946, quando si proclama la nascita della Repubblica, in cui sono esposti oggetti appartenuti a cittadini sanminiatesi, oltre a cinque postazioni multimediali, realizzate in collaborazione con la Scuola Normale Superiore, a disposizione dei visitatori che vorranno approfondire i contenuti. La multimedialità è uno degli elementi fondanti di un percorso espositivo perché pone l’accento sull’aspetto emozionale che il tema della guerra suscita nel visitatore: l’angoscia, la paura, la commozione, la voglia di ripartire per costruire una società migliore”. Esposti una serie di oggetti che verranno esposti, appartenuti a Giuseppe Gori, Angiolo Cheli, Carlo Chelli e Giorgio Morelli alcuni dei protagonisti del percorso museale”.

“Veder diventare realtà un progetto che la mia amministrazione ha così fortemente voluto è un sogno che si realizza – commenta il sindaco Gabbanini -. Le difficoltà in questi anni sono state molte, ma oggi possiamo dire di averle superate ed essere riusciti a costruire un luogo deputato alla conservazione dell’insieme di valori e delle testimonianze della storia più recente della comunità di San Miniato. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di promuovere la salvaguardia della memoria storica e di favorire una attiva e consapevole cultura della pace e della convivenza civile, valori che, in questo momento storico, è più importante che mai preservare – e conclude -. Il 24 luglio sarà una grande giornata per San Miniato e per tutti noi, perché se siamo riusciti a realizzare questo progetto così grande lo dobbiamo alla buona volontà e alla grande collaborazione tra tutte le persone, le associazioni e gli enti.