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L’ex centro per accoglienza degli immigrati si trasforma in una casa d’accoglienza per giovani senza fissa dimora

Da asilo notturno “d’emergenza” durante il periodo del lockdown a struttura di seconda accoglienza per giovani senza dimora fra il 18 e i 35 anni. L’ex centro per immigrati di via Livornese, a Pisa, andrà presto aggiungersi alla rete dei servizi per l’alta marginalità della Zona Pisana e accoglierà otto persone senza dimora del territorio pisano. “Al massimo entro settembre la struttura sarà operativa – annuncia la Presidente della Società della Salute della Zona Pisana Gianna Gambaccini –: è stata in funzione per tutto il periodo del lockdown insieme a “Binario Zero”, alla Stazione di San Rossore, dodici posti letto in più, andati ad aggiungersi ai venti dell’asilo notturno di via Conte Fazio, cosa che ci ha consentito di aumentare la disponibilità offrendo un posto sicuro, protetto e controllato ai molti senza dimora del territorio. Quest’esperienza – prosegue – ci ha convinti a compiere un ulteriore passo in avanti per sostenere i pisani più a rischio di esclusione sociale, con particolare riferimento ai più giovani”.

La nuova struttura arriva dopo la decisione di rafforzare ulteriormente il lavoro dell’unità di strada, impegnata quotidianamente (dal lunedì al venerdì) nella distribuzione di generi di prima necessità alle persone senza dimora che vivono in strada: “Pasti caldi recuperati dalle mense universitarie, grazie ad un’apposita intesa con l’ateneo, e sacchi a pelo nel periodo invernale ma anche un monitoraggio realizzato in stretta collaborazione fra operatori e Polizia Municipale, un modus operandi che sta dando ottimi risultati e per il quale ringrazio sia l’unità di strada che i vigili urbani – spiega Gambaccini -: per questo dall’ottobre scorso abbiamo incrementato significativamente le risorse destinate a questo servizio, cosa che ci ha consentito di aumentare i turni quotidiani, passati da due a tre e che adesso si svolgono sia al mattino che il pomeriggio e la sera, un servizio che soprattutto nel periodo del lockdown si è rivelato fondamentale per monitorare le condizioni delle persone in condizione di maggiore fragilità ed esclusione presenti sul territorio”.

Prosegue anche il lavoro di Housing First, il progetto che ha consentito ai sei senza dimora di abbandonare definitivamente la vita di strada e trovare una casa e l’accompagnamento caldo e professionalmente qualificato di operatori competenti che li sostengono nella gestione dell’abitazione e nelle altre incombenze quotidiane.