Physical Address
304 North Cardinal St.
Dorchester Center, MA 02124
Physical Address
304 North Cardinal St.
Dorchester Center, MA 02124
La previsione della somministrazione di una terza dose di vaccino
accende, ancora una volta, i riflettori sulla privacy e rende
necessario l’intervento del Garante.
Alla base di questa nuova “querelle” le affermazioni di Guido
Bertolaso, coordinatore della campagna vaccinale della Lombardia,
rilasciate a margine di un evento organizzato presso l’Ambasciata di
Israele a Roma, secondo il quale la privacy limiterebbe la possibilità
di chiamare e sollecitare gli assistiti alla somministrazione della
terza dose di vaccino.
Ancora una volta la privacy viene additata di essere inutile ostacolo
che rallenta o impedisce attività di vario genere, invocando, per
contro, le molteplici attività di marketing che “subiamo”
quotidianamente (secondo quanto riportato dalla stampa le parole di
Bertolaso sarebbero “Il Green Pass è la punta dell’iceberg di un
dramma che si chiama privacy: ma di che cosa stiamo parlando, veniamo
ascoltati e chiamati per qualsiasi pubblicità e poi non possiamo
neanche chiamare direttamente le persone per sollecitarle a fare la
terza dose perché violiamo la privacy. Non fatemi parlare di privacy
perché altrimenti rischio qualche denuncia”).
Emerge in maniera evidente e incontrovertibile come, per l’ennesima
volta, la privacy viene invocata a sproposito, facendo confusione tra
aspetti che devono essere considerati in modo autonomo perché
concettualmente diversi.
È dovuto intervenire, quindi, il Garante per fare chiarezza e per
ribadire, ancora una volta, che nel caso di chiamate per la
somministrazione della terza dose di vaccino non si viola la privacy.
Nel comunicato del 5 novembre [doc web 9715558] si legge testualmente
“L’Autorità ribadisce quindi che le iniziative volte a promuovere la
vaccinazione siano realizzate attraverso gli operatori del Servizio
sanitario nazionale, coinvolgendo, auspicabilmente, i medici di
medicina generale, a cui è nota la situazione sanitaria degli
assistiti, anche riguardo ad aspetti che sconsigliano la vaccinazione
in assoluto o temporaneamente. L’Autorità ricorda infatti che, a
tutela della riservatezza degli assistiti, le iniziative per
promuovere e sollecitare la terza dose di vaccino, non possono
avvenire attraverso altri organi o uffici amministrativi regionali o
comunali”.
Nessuna violazione della privacy, quindi, per il richiamo per la terza
dose di vaccino.
Come anticipato, inoltre, la necessità di contattare i cittadini per
la somministrazione della terza dose non può in alcun modo essere
equiparata alle chiamate “per qualsiasi pubblicità”.
Queste ultime, infatti, rientrano tra le attività di marketing per le
quali l’utente deve aver fornito il proprio consenso e, nell’ipotesi
in cui l’attività venga effettuata senza questa indispensabile base
giuridica, l’operatore è esposto alle sanzioni previste dal
Regolamento europeo (l’art. 83 prevede sanzioni amministrative fino 20
milioni di euro o al 4% del fatturato annuo).
Chissà da dove deriva quel consenso che, ipotizziamo sia un’attività
lecita, consente all’operatore di chiamarci “per qualsiasi
pubblicità”. Abbiamo letto le condizioni di contratto? Abbiamo letto
le privacy policy dei siti che consultiamo? Delle app che utilizziamo?
Cosa abbiamo accettato? Lo sappiamo? La risposta è negativa. Non lo
sappiamo perché non leggiamo, non ci fermiamo e non prestiamo la
dovuta attenzione alla tipologia di dati che forniamo e alle finalità
per le quali verranno utilizzati. Salvo poi lamentarci se riceviamo
“qualsiasi pubblicità” e invocare la violazione della privacy a
giustificazione di comportamenti errati di cui siamo noi i principali
artefici.