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«La città di Pisa ha da tempo manifestato la propria determinazione a uscire dal Consorzio della Società della Salute Pisana. Il voto di oggi (ieri, giovedì 12 giugno, ndr) in Consiglio Comunale rende concreta una strada nuova, lontana dalle inefficienze strutturali, gestionali, amministrative e contabili, che hanno reso evidente l’inadeguatezza di un modello ormai superato. Il recesso del Comune di Pisa dal Consorzio non è un tabù: in Toscana esistono già esperienze di Società della Salute sciolte o trasformate, così come modelli alternativi che si dimostrano più efficaci nel rispondere ai bisogni sociali dei cittadini», così il sindaco di Pisa Michele Conti commenta il voto del Consiglio Comunale che ha approvato, a maggioranza, l’uscita dalla Società della Salute.
«I numeri dimostrano, in maniera inequivocabile – continua il Sindaco -, che la Sds Pisana non riesce a far fronte in modo adeguato ai bisogni dei cittadini, per la responsabilità di scelte che hanno guardato più agli interessi di una parte politica che all’interesse generale. In questi mesi ho ascoltato in silenzio le accuse più strampalate: non corrisponde al vero, per esempio, l’accusa secondo cui Pisa starebbe paralizzando l’attività della SDS. Il Consorzio ha sempre avuto, anche senza il voto del Comune capoluogo, i numeri necessari per approvare atti fondamentali come l’aumento delle quote capitarie, le decisioni gestionali e l’elezione degli organi. Tuttavia, a oggi, non risulta ancora approvato il bilancio previsionale per l’anno in corso; i revisori dei conti hanno rifiutato di esprimere un parere e non è stato trasmesso alcun documento ufficiale relativo al bilancio consuntivo 2024. Sono fatti oggettivi, non opinioni».
«Il bilancio 2023, come noto, si è chiuso con una perdita di 1,6 milioni di euro, derivante da squilibri reali nella gestione corrente. Anche escludendo le poste contestate dal Comune di Pisa – che riguardano crediti di dubbia esigibilità – resta evidente la situazione di forte criticità contabile. Sul ripiano delle perdite, nulla vieta agli altri soci di definire le rispettive quote di competenza, ma ciò non risolve le difficoltà gestionali che si protraggono ormai da anni, e che si manifestano puntualmente anche per il 2024 e il 2025».
«Pensare che sia Pisa – che ha espresso chiaramente l’intenzione di uscire dal Consorzio – a doversi far carico della salvezza di un modello fallimentare è francamente paradossale- continua Conti -. Con oltre il 30% delle quote consortili e circa il 44% della contribuzione, Pisa ha sempre onorato i propri impegni e continuerà a farlo fino al recesso, che auspichiamo possa concludersi entro il 31 dicembre 2025. Ma non è realistico pretendere che chi ha deciso di prendere un’altra strada debba continuare a “levare le castagne dal fuoco” per tutti».
«I sindaci del Pd, che oggi accusano Pisa di voler danneggiare il Consorzio, da oggi sono liberi di trovare soluzioni operative e gestionali per salvare un modello in cui credono. Pisa ha scelto di costruire un sistema diverso, più efficiente e capace di rispondere in modo concreto e puntuale ai bisogni della propria comunità. E questa strada, la percorreremo fino in fondo, insieme alle associazioni di volontariato e a tutti gli operatori di settore».