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In questi giorni di temperature ampiamente superiori alle medie stagionali gli organi di informazione sono pieni di notizie allarmanti sugli effetti a medio termine dei cambiamenti climatici e sulla necessità di ridurre le emissioni in atmosfera delle emissioni di gas serra, in primo luogo CO2.
Per gli ambientalisti questa è da molto tempo una priorità assoluta che si deve tradurre nell’abbandono dei combustibili fossili per tutte le attività umane ed il passaggio all’elettrico ottenuto da fonti rinnovabili: è quella che si chiama “transizione energetica”.
Abbiamo appreso quindi con favore l’annuncio, pubblicato in primis sulla testata specialistica on line qualenergia.it, che nel progetto del nuovo Santa Chiara – Cisanello si punta a “portare le rinnovabili al massimo valore possibile” attraverso il geotermico a bassa entalpia e il fotovoltaico attraverso “la copertura dei numerosi parcheggi presenti o in realizzazione nell’area del nuovo Santa Chiara” per circa “6-7MW” di potenza.
Tutti i parcheggi tra realizzati e in via di realizzazione dovrebbero ospitare, a quanto ci risulta, 4044 auto. I posti auto occuperebbero circa 50000mq e se tutti fossero coperti da pannelli fotovoltaici potrebbero produrre quei 7MW di potenza di picco di cui si parla.
Bene.
Ma il nuovo ospedale, che una volta ultimata la struttura finale raggiungerà 176000mq di superficie complessiva, avrà un consumo energetico atteso di 17500Tep (Tonnellate equivalenti di petrolio). I 7MW di potenza prodotta dai pannelli fotovoltaici sui parcheggi produrranno circa 8750MWh di energia elettrica all’anno, che equivalgono a circa 2000Tep. Quasi l’11.5%.
Quindi siamo molto lontani, anche aggiungendo il contributo del geotermico che finora non è stato quantificato, dal rendere il nuovo ospedale autosufficiente dal punto di vista energetico.
Un passo avanti in quella direzione potrebbe essere rendere fotovoltaici tutti i tetti dell’intero nosocomio, completando l’installazione su tutti gli esistenti e prevedendola per i nuovi edifici.
Tutte queste iniziative nella direzione delle energie rinnovabili ed altre ancora dovranno portare a rispettare i requisiti di legge che prevedono che i nuovi edifici pubblici debbano coprire il 65% dei propri consumi energetici con energie rinnovabili.
Quanto detto dovrebbe chiarire quale impegno richieda muoversi realmente nella direzione della transizione energetica, ma la gravità dell’emergenza climatica ci fa capire anche la sua urgenza.