Bruni (PD), comunicato stampa sul Pisa Scotto Festival

Il Pisa Scotto Festival viene presentato come un salotto culturale aperto a tutti, “fortemente voluto dall’amministrazione comunale” in nome della cultura accessibile . Tuttavia, analizzando il programma e i profili degli ospiti invitati (autori, relatori e moderatori), emerge una preoccupante omogeneità politica, fortemente sbilanciata verso il mondo della destra e dell’estrema destra.

Nel concreto, le voci che si susseguono sul palco raccontano un orientamento preciso: giornalisti e autori provenienti da testate e ambienti della destra, in particolare da quell’universo che ruota intorno a Fratelli d’Italia e al mondo sovranista.

Penso ad Annalisa Terranova, già vicedirettrice del Secolo d’Italia, voce storica della destra post-missina; a Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità, firma della casa editrice Altaforte legata a Casapound e oggi protagonista di spettacoli che portano in scena la sua lettura “patriottica” e divisiva dell’Italia; a Raffaella Regoli, giornalista nota per posizioni antivacciniste, no euro e filotrumpiane; a Marco Valle, firma de Il Giornale e saggista del mondo conservatore.

Tra i moderatori e le moderatrici: da una parte la sorella del consigliere regionale – in corsa anche per questa tornata elettorale – Diego Petrucci, dall’altra parte un conduttore radiofonico pisano che, oltre alla passione per la musica, vanta anche la tessera di Fratelli d’Italia in tasca e la delega nella segreteria territoriale del partito per gli ultimi due mandati.

È inopportuno e politicamente sbagliato che un evento come il Pisa Scotto Festival – finanziato e promosso con risorse pubbliche e fregiato del logo del Comune – si configuri di fatto come una Festa di Partito. Un’istituzione pubblica dovrebbe garantire equilibrio e pluralismo nelle manifestazioni patrocinate. In questo caso specifico, la Giunta Comunale ha messo in piedi (con soldi dei cittadini) un festival che, sotto la patina della cultura, sembra promuovere un’agenda politico-ideologica ben precisa.

Mi chiedo se sia giustificabile utilizzare il Giardino Scotto – bene comune della città – e fondi comunali per offrire un palco quasi esclusivamente a giornalisti di Libero o La Verità, ad autori graditi a FdI o alla Lega, e a spettacoli concepiti da firme dell’estrema destra. Dov’è il contraddittorio? Dov’è la volontà di parlare “a pubblici diversi” se a discutere di temi importanti come la parità di genere, l’adolescenza, la memoria storica è invitata solo una parte politica.

Strumentalizzare la cultura a fini politici – per quanto in modo indiretto – è un tradimento dello spirito istituzionale che il patrocinio del Comune dovrebbe garantire. La destra non può usare i soldi dei contribuenti per la propria campagna elettorale.