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Diritti in Comune, Antenna Cep: la propaganda di Conti e della Lega pagata dai cittadini

La vicenda dell’antenna del CEP dimostra in modo incontrovertibile che la giunta Conti agisce in maniera non trasparente con cittadine e i cittadini, mossa da goffi tentativi di fare propaganda per sé, usando a questo fine la stessa macchina amministrativa. La cittadinanza del CEP è stata letteralmente presa in giro perché non solo il Comune non si è espresso nei tempi prescritti dalla legge, ma addirittura Michele Conti ha millantato un potere che non aveva, scaricando sul dirigente le responsabilità di quanto era avvenuto, e tenendo nascoste le informazioni che rivelavano la mancata azione da parte dell’amministrazione, nonché lo stesso andamento del procedimento.

Ricapitoliamo. In due giorni viene messa in piedi un’antenna 5G di Iliad al CEP. Le ed i residenti non sanno nulla, si attivano e manifestano contro. Il Sindaco si presenta e dice immediatamente che era all’oscuro della cosa, che quell’antenna lì non va bene, che il dirigente responsabile dovrà risponderne e che farà togliere l’impianto.

In commissione consiliare, i rappresentanti della maggioranza e degli uffici del Comune ribadiscono che l’antenna andrà tolta perché la concessione per farla, su terreno del comune, è stata data da SEPI senza aspettare l’autorizzazione che era necessaria. Solo che l’autorizzazione non era necessaria e Iliad non era tenuta a presentarla a SEPI.

Nel silenzio l’amministrazione denuncia Iliad per abuso edilizio e chiede la rimozione dell’antenna alla società che fa ricorso al TAR. Il Comune prova una retromarcia… e alla fine, come si è scoperto solo martedì in consiglio comunale, il TAR emette un’ordinanza che dà ragione a Iliad e che blocca il provvedimento con cui il Comune solo nell’aprile 2021 aveva negato il permesso ad installare l’impianto di telefonia mobile. La concessione rilasciata da SEPI era infatti legittima.

Su cosa si è basato il TAR? Sul fatto che per l’istanza di autorizzazione presentata da Iliad Italia S.p.A. vale il silenzio assenso, previsto dall’art. 87, comma 9, D.Lgs. n. 259/2003. E la richiesta di Iliad era del 23 novembre 2020.

E’ inammissibile prendere in giro i cittadini e le cittadine, cercare di buttare fumo negli occhi su competenze e responsabilità e nascondere le informazioni quando non arrivare addirittura allo scaricabarile.
E’ anche quantomeno intollerabile che non ci sia nessuna comunicazione tra SEPI, partecipata dal Comune, e l’amministrazione comunale.


Se c’è qualcosa da fare, è invece lavorare attivamente perché non scadano i termini di procedure su cui vale il silenzio assenso, chiedersi come mai non c’è comunicazione tra il Comune ed una sua partecipata e porre rimedio a questo problema. Si tratta insomma di lavorare perché la macchina comunale semplicemente adempia ai propri doveri.

Non solo: ribadiamo ancora una volta come Pisa non abbia un Piano sulla telefonia mobile, che noi come Diritti in comune chiediamo già dai tempi dell’amministrazione precedente. Se ci fosse, gli uffici avrebbero uno strumento per lavorare molto più agilmente ed efficacemente.


E’ giunto il tempo che l’amministrazione lavori su queste cose e la smetta di fare propaganda, vivendo in una specie di campagna elettorale eterna che tutto fa tranne che risolvere i problemi della città.


Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile