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Lirica e robotica si fondono per la prima volta al mondo in “robot opera”

Per la prima volta, la robotica e l’opera si fondono e danno vita alla “Robot opera”, dove cantanti lirici e un robot umanoide (Face, sviluppato al Centro di ricerca “Enrico Piaggio” dell’Università di Pisa) si sono divisi la scena, conquistando l’esigente pubblico di uno dei templi della lirica italiana, quello del “Gran teatro Giacomo Puccini”, a Torre del Lago, in Versilia, a due passi dalla villa dove il maestro trovò l’ispirazione per alcune delle due arie più famose. Quella andata in scena sabato 29 settembre, nell’ambito del Festival internazionale della robotica di Pisa, è stata un’opera da doppio debutto, sia per la presenza di Face, sia per “Dr. Streben” – questo il titolo della “Robot Opera”, mai rappresentata in precedenza, su musiche del maestro compositore Girolamo Deraco. La platea è stata conquistata da questa insolita commistione tra ricerca tecnologica, applicata a una delle espressioni artistiche italiane per eccellenza, e lirica, da questi continui rimandi a tradizione, anche per lo svolgersi della vicenda, e innovazione.

La “Robot opera da camera, per soprano, tenore, baritono, robot ed ensemble” – questo il nome completo, con il termine “robot” mai entrato finora in un titolo lirico – è andata alla ricerca di nuovi linguaggi e di espressioni innovative, senza dimenticare il ruolo fondamentale delle persone. L’opera con Face al centro della scena non si sarebbe realizzata senza l’apporto di cantanti e musicisti. La “Robot Opera” è nata da un’alleanza stretta tra Festival della robotica, dal direttore organizzativo Franco Mosca in particolare, con la Fondazione Festival Pucciniano e con “Cluster”, associazione di compositori e musicisti contemporanei lucchesi, diretta da Girolamo Deraco, autore delle musiche, insieme a Vincenzo Reale, che ha curato il libretto. L’ “opera robotica” che ne è risultata si è rivelata in linea con la tradizione lirica e con l’innovazione offerta dai risultati della ricerca scientifica condotta ai massimi livelli, come quella del Centro di ricerca “Enrico Piaggio” dell’Università di Pisa. In sala Danilo De Rossi, ordinario di Bioingegneria Elettronica e Informatica dell’Università di Pisa e creatore di “Face”, l’umanoide capace di interagire in maniera empatica con le persone attraverso una forma di comunicazione non verbale.

 Attraverso sensori posizionati sulla testa, Face orienta lo sguardo verso l’interlocutore umano, ne analizza le espressioni facciali e la gestualità e ne inferisce lo stato emotivo. Sulla base dello stato mentale, Face inizia una comunicazione non verbale attraverso espressioni facciali, sguardi e ammiccamenti, per stabilire un dialogo empatico. La struttura del volto del robot comprende 32 micromotori,  posti tra  l’epidermide e la struttura ossea che, in modo analogo ai muscoli facciali, permettono di controllare ogni minimo movimento del viso e generare un’ enorme quantità di espressioni anche molto complesse. Face è utilizzato anche come strumento per lo sviluppo di modelli di intelligenza artificiale e per approfondire l’interazione sociale e affettiva tra uomo e robot.

Il libretto della “Robot opera” è stato quindi pensato anche per Face e per narrare la vicenda di uno scienziato, il Dr. Streben che, lentamente, finisce per innamorarsi della creatura che ricorda la sua amata e scomparsa Galatea. Ma consapevole del fatto che Face (Umy nella “robot Opera”) non potrà diventare una donna, decide di trasformarsi lui stesso in un Cyborg, grazie a Mexos, una sorta di esoscheletro collegato al computer. La “fusione” avrà effetto e il drone, immobile sul palco dall’inizio, inquadrerà la mano di Umy e quella dello scienziato che si uniscono, proprio come avviene nel “Giudizio universale” di Michelangelo.

“L’opera è la forma d’arte più complessa che esista – ha sottolineato il direttore organizzativo del Festival internazionale della robotica, Franco Mosca – perché include tutte le altre forme e le plasma attraverso la forza della musica. Da oggi, per la prima volta nella storia, anche un robot umanoide è stato protagonista in scena. Questo evento ha rappresentato un ulteriore passo in avanti, sia per l’arte sia per la ricerca scientifica”.

 

La “robot opera” ha ricevuto il sostegno di Fondazione Banca del Monte di Lucca, Banca Versilia Lunigiana e Garfagnana (BVLG), Teatro del Giglio, Club Unesco Lucca, Ambasciata Messicana, Città di Viareggio, Kedrion, Fondazione Italia – Giappone, Antica Norcineria, Congreso de la Naciòn – Centro Cultural de la Republica CABILDO. La “robot opera” ha visto il contributo dei soci musicisti di “Cluster”, Lorenzo Cominelli, Roberto Garofalo, Paolo Mirabelli, dei cantanti Marco Mustaro, Maria Elena Romanazzi, Lorenzo Martinuzzi, dell’ Etymos Ensemble: Francesco Carmignani, Emanuele Gaggini, David Whitwell, Fabio Fabellini, Diego Desole, Alberto Gatti, Lorenzo Ballerini, Eduardo Caballero e del pianista preparatore Massimo Salotti. A dirigere l’ensemble ci ha pensato Diego Sánchez Haase, video e scenografie di Lorenzo Vignando per la regia di Cataldo Russo.