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Comune di Cascina: il no alla Rinegoziazione mutui CDP, maggiori oneri alle future generazioni

La giunta comunale di Cascina ha dato indicazione all’ufficio ragioneria di non procedere alla rinegoziazione dei mutui con la Cassa Depositi e Prestiti (CDP). “Il Governo attuale, dopo aver spacciato i 4,3 miliardi dello scorso marzo per risorse aggiuntive quando invece si trattava semplicemente di un’anticipazione di cassa in quanto risorse già dovute agli Enti locali e iscritte nei bilanci sin da inizio anno, questa volta sta cercando di far passare la rinegoziazione dei mutui con CDP come un’altra operazione di sostegno ai comuni senza alcun aggravio dei costi. E’ falso!” afferma il sindaco f.f. Dario Rollo. La circolare prevede la rimodulazione dei finanziamenti attivi al 1 gennaio 2020 allineando la nuova scadenza di tutte le posizioni debitorie al 31 dicembre 2043. La situazione del comune di Cascina vede 44 posizioni costituenti un debito residuo di 6.737.745,68 euro (nel 2016 ammontava a oltre 12 milioni). In considerazione che il rimborso inizierebbe dal prossimo anno (ad eccezione di quote interessi 2020 e 0,25% del debito residuo che si pagherebbero in questo esercizio finanziario) il risparmio su quest’anno sarebbe pari a 505.199,09 euro. La maggior parte dei mutui per i quali CDP propone la rinegoziazione però hanno scadenza attuale breve o media, cioè termineranno tra 2 e 9 anni. Nessun mutuo proposto ha scadenza attuale successiva al 31.12.2043 (nuova scadenza con rinegoziazione). Pertanto aderendo all’operazione si porterebbe un allungamento del piano di ammortamento da un minimo di 4 a massimo 22 anni rispetto alle scadenze attuali. Nel breve periodo si avrebbe un alleggerimento della spesa corrente dovuto ad un abbattimento delle rate dei mutui rinegoziati, mentre nel lungo periodo la spesa corrente subirebbe un incremento dovuto all’allungamento della fine dell’ammortamento. Tali variazioni infatti genererebbero un maggior costo complessivo, spalmato fino al 31.12.2043, per 1.085.887,02 euro, dato dalla differenza del debito attuale ante rinegoziazione (8.954.624,52) e quello post (10.040.511,54 euro). A fronte di un risparmio nel primo anno di circa 500 mila euro e risparmi più bassi negli anni seguenti (dal quinto anno quasi pareggerebbe e dal decimo anno il costo attuale delle rate rinegoziate aumenterebbe), alla nuova scadenza di tutti i mutui rinegoziati (31.12.2043), il maggior costo totale dell’operazione sarebbe di quasi 1,1 milioni di euro. In poche parole, significa spostare nel futuro maggiori costi per un beneficio economico di oggi. Non sono queste le azioni che servono e non è questo il modo di amministrare un Paese. Se oggi abbiamo un debito nazionale enorme (con un costo annuo del 14% delle intere entrate a coprire i soli interessi sul debito), è proprio il risultato di questo modo di far politica. Poi non ci meravigliamo se i nostri creditori ci chiedono manovre economiche concrete di ristrutturazione dell’intero sistema. Voi, prestereste miliardi senza garanzie? (ad eccezione di quando i soldi non sono vostri e i debitori sono “amici degli amici”!). Non sarebbe corretto nei confronti delle generazioni future lasciare in eredità maggiori costi dovuti all’incapacità gestionale della cosa pubblica in questo periodo. Comunque, Cascina non ha bisogno di questi “tipi di aiuti” grazie al risanamento del bilancio avvenuto in questi anni che ci permette di affrontare gran parte della ripartenza con risorse proprie. Se veramente il Governo con la rinegoziazione avesse voluto aiutare gli enti locali, allora, avrebbe dovuto far stabilire condizioni economiche senza far aumentare il costo dell’operazione nel suo totale, “spalmando” realmente le attuali rate in maggior tempo senza aggravi economici. Non basta semplicemente il principio dell’equivalenza finanziaria. Solo così ci sarebbe stato un vero risparmio di risorse nel tempo per gli Enti Locali a garanzia delle future generazioni. D’altronde, nelle scelte, ognuno segue la propria coscienza – conclude Rollo.