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“Le nostre parole al tempo del Coronavirus”. Il Comune di Castelfranco invita i cittadini a mandare scritti sul loro lockdown

Il periodo che stiamo attraversando, dall’inizio dell’emergenza Coronavirus a questa ripresa verso la “normalità” così piena di incertezze, coinvolge tutti in un turbine di forti emozioni. Paura, rabbia, dolore, insicurezza ci hanno accompagnato nei mesi più bui dell’emergenza, emozioni e sensazioni che in ognuno di noi si sono trasformati in comportamenti e reazioni diversi.

Per molti giorni, chiusi in casa, non ci è stato possibile vivere la nostra quotidianità: andare al lavoro, frequentare gli amici, abbracciare i nostri cari e anche in questo momento in cui la situazione è molto cambiata, ci sono abitudini che non abbiamo potuto riprendere e nuove regole che piano piano stanno diventando una nuova normalità provvisoria. C’è qualcosa però che possiamo fare incondizionatamente: esprimere le nostre emozioni, utilizzando modi diversi per parlare di noi e di ciò che abbiamo vissuto o che stiamo vivendo. Una di queste modalità è la scrittura. Scrivere è una vera e propria terapia che può aiutare a stare meglio, a superare momenti di sconforto e di solitudine. “Scrivi cosa ti dice il cuore” invita il ricercatore americano James W. Pennebaker, che nel suo libro descrive il potere terapeutico della scrittura. Alcuni sentono il desiderio di esprimersi attraverso un racconto, altri preferiscono scrivere messaggi, altri ancora condividere immagini oppure hanno bisogno di silenzio per stare con se stessi.

Questa attenzione dell’Amministrazione Comunale verso la scrittura del sé e la riflessione sulle proprie emozioni e sul proprio vissuto è un lavoro che parte da lontano, che si concretizza nelle attività dei laboratori teatrali Achab, soprattutto quelli per gli adulti, e nel corso di scrittura autobiografica che si tiene presso la Biblioteca Comunale all’interno dell’offerta dell’Università dell’Età Libera. Un lavoro che quest’anno si è bruscamente interrotto con il sopraggiungere dell’emergenza sanitaria, ma che è importante riprendere ampliare e dargli un senso più vasto che sappia rispondere alla portata del dramma che abbiamo vissuto e dal quale non siamo ancora indenni. La proposta che l’Amministrazione Comunale fa alle cittadine e ai cittadini è quella di inviare alla Biblioteca Comunale “Adrio Puccini” un racconto, un pensiero, una speranza, uno sfogo, un ricordo, una poesia, insomma tutto quello che è venuto in mente in questi mesi trascorsi in quarantena. Non è importante la forma, tutto è interessante perché è quello che ogni persona ha scritto dando una forma alle sue emozioni; sarà bello rileggersi, soprattutto quando tutto sarà tornato alla normalità, perché i nostri scritti saranno la memoria di ciò che è successo, che sarà ricordato, sempre, per tutto ciò che ha portato, nel male e nel bene. A questo materiale verranno aggiunti anche gli scritti delle ragazze, dei ragazzi, delle bambine e dei bambini che sono stati prodotti durante l’iniziativa della festa per l’ultimo giorno di scuola e che cercheremo di raccogliere con la collaborazione delle e degli insegnanti.

Abbiamo sempre pensato che una comunità si fondi sul suo presente e sul suo passato in maniera indissolubile – sostiene il Sindaco Giulia Deidda – non a caso in questi anni ci siamo molto dedicati alle politiche nei confronti della memoria. Una memoria che contiene il recente passato, fatti storici da conoscere e su cui stimolare importanti riflessioni, ma che ha anche il sapore dell’identità del nostro paese, della consapevolezza delle nostre radici che debbono rappresentare un punto di partenza per il nostro presente, perché solo così si può gettare con consapevolezza lo sguardo al domani e costruire un futuro solido. Oggi questa memoria si chiama presente perché, per la prima volta da quando siamo nati, abbiamo la consapevolezza che stiamo vivendo un processo storico vero e proprio, siamo protagonisti, nostro malgrado, di un evento che finirà sui libri di storia e abbiamo il dovere di lasciarne traccia”.

I libri di storia sono spesso raccolte di fatti politici ed economici, contengono le grandi tracce delle trasformazioni delle epoche, tracce ricostruite a posteriori, quasi sempre nell’ottica di chi vince e di chi perde, di chi comanda e di chi non comanda più o non lo ha mai fatto” continua l’Assessore Elisa Bertelli “Ma la storia che conta davvero è la storia delle persone, quella che troppo poco troviamo nei libri, quella che racconta del vissuto di donne, uomini, bambine e bambini, i grandi muti della storia. Noi vogliamo invece avere voce e soprattutto vogliamo darla a chiunque voglia averne, vogliamo lasciare una testimonianza, perché domani si possa leggere che cosa le santacrocesi e i santacrocesi hanno pensato, come si sono sentite e sentiti, quali siano state le preoccupazioni, i timori, i pensieri, le speranze e i sogni di chi da un giorno all’altro ha visto sospendere la propria vita, senza che, in quei momenti, si sapesse fino a quando. Sui libri resteranno i nomi di chi governa, i decreti, i numeri della pandemia, Santa Croce sull’Arno, invece, potrà avere anche un bell’esempio di memoria collettiva condivisa. Rivolgiamo il nostro invito a tutte e tutti perché è importante non perdere quest’occasione.”

Per altre informazioni sul progetto è possibile contattare la Biblioteca Comunale “Adrio Puccini” ai numeri 057130642 – 0571389830 biblioteca@comune.santacroce.pi.it