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Scuola Superiore Sant’Anna, l’alto commissario Onu Gianni Magazzeni apre il primo corso di Alta Formazione in “Development law, policy and advocacy”

“Non ci può essere pace senza sviluppo e sviluppo senza pace, e nessuno di questi senza diritti umani”. Gianni Magazzeni, Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha aperto così il primo corso di alta formazione (in modalità online) in  “Development law, policy and advocacy”, organizzato da Gianluigi Palombella (Executive manager, Cristina Napoli) docente di Filosofia del diritto dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) della Scuola Superiore Sant’Anna, di Pisa, in collaborazione con Caritas Internationalis, rivolto a professionisti che operano nell’ambito delle politiche di sviluppo e dei diritti umani e a coloro che sono interessati a operare negli stessi ambiti. 

Secondo Gianni Magazzeni, importante su questi temi è il ruolo di accademici e media “nel loro rapporto con istituzioni governative e non. Faccio appello – ha spiegato – a cogliere questa opportunità, perché ciascuno faccia al meglio possibile la sua parte per creare impatto positivo allo sviluppo e all’attecchimento di queste politiche”.

L’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani ha ricordato il forte legame che unisce l’Agenda Onu 2030 e il tema dei diritti umani. “C’è stato un tempo – ha detto – in cui essi non erano rilevanti per pace e sicurezza. Ma le esecuzioni sommarie, i genocidi in Rwanda, nel 1994, furono momenti che posero grandi sfide e richiesero misure decisive”. Sotto i riflettori anche il ruolo dell’Alto Commissariato nell’applicazione della Convenzione di Ginevra nei paesi in conflitto Iraq, Yemen, Afghanistan e la necessità di introdurre effettivamente la cultura dei diritti umani in Paesi come Cambogia e Colombia. Nello spiegare infine la Universal Periodic Review (Upr), che monitora e sollecita con sorveglianza costante tutti gli Stati, il direttore dell’Alto Commissario ha sottolineato: “Chiediamoci cosa ancora di più possiamo fare per fermare i massacri contro minoranze e persone vulnerabili in Myanmar e Rwanda” e ciò che possiamo fare anche nei paesi occidentali per collaborare con le Nazioni Unite e prevenire violazioni esplicite o nascoste del Rule of law e della democrazia”.