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Digitali per forza, anche a 80 anni: Michele Leone ci racconta di Domenico, pensionato siciliano

All you need, you already have.”
Famosa frase della cultura orientale zen che racchiude l’essenza delle
nostre vite nella ricerca non di ciò che non si ha ma di ciò che già
abbiamo e che rappresenta l’ottimo, espresso in versione elementare.
Lo dico anche a Domenico L.R. che è il protagonista di questo breve
racconto.
Ma per parlare di Domenico, simpatico pensionato siciliano, devo
partire da alcune brevi considerazioni.
Mi spiego meglio. Rivedo la frase zen che dice “Tutto ciò di cui hai
bisogno, lo hai già” in ottica digitale e penso al principio del “once
only” , per il quale le pubbliche amministrazioni devono evitare di
chiedere ai cittadini e alle imprese informazioni già fornite oppure
del “riuso” e open source (art 68 D.Lgs. n. 217/17), e
dell’interoperabilità tecnica dei sistemi, delle piattaforme e dei
database. Ad esempio, si parla tantissimo di digitalizzazione nel più
volte citato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per gli amici
PNRR, in questi giorni di nuovi governi e differenti forme di gestione
della crisi pandemica sanitaria ed economica.
Si parla troppo spesso di nuovi sviluppi, nuove piattaforme e
mobilità, e smart city del futuro. Si parla di giovani e anziani. Di
nuovi progetti e progettualità da mettere in campo, ma ci
dimentichiamo, un po’ tutti e a vari livelli, dei progetti che abbiamo
già creato e delle numerose energie, non solo economiche ma anche
intellettuali, impiegate per creare e sviluppare architetture
innovative. Prendiamo ad esempio il “Fascicolo Sanitario Elettronico”,
che ci permetterà di consultare la propria storia sanitaria in
qualsiasi momento e da ogni parte del mondo, accedendo con le
credenziali del Sistema pubblico di identità digitale (SPID) o con la
Carta nazionale dei servizi (CNS) e la Tessera Sanitaria.
Tuttavia, non se parla ai piani alti e si preferisce creare nuove
piattaforme e siti web che vanno in tilt appena si comunicano alla
popolazione, invece di utilizzare i suddetti sistemi. Perché non si
fanno degli assessment, delle ricognizioni, dei controlli su cosa già
abbiamo e cosa dobbiamo fare per implementare piuttosto che ri-creare
ancora una volta ex-novo, da capo?
Ma ora torniamo a Domenico L.R. e ad un altro elemento che stringe la
mano alla mancata conoscenza dei suddetti progetti, e non per mancata
o non centrata comunicazione, ma per la necessità di spiegare,
formare, partecipare a questi processi. La popolazione, la
cittadinanza deve conoscere, deve essere messa di fronte a questi
sistemi anche tramite i media tradizionali. Qualche anno fa si parlava
di “Spid pigliatutto” e un simpatico pensionato faceva scopa al povero
nipote con SPID, battendo il giovane che nel frattempo era stato
sommerso dalle mille notifiche ed email di user e password.
Oggi, nel consueto servizio di supporto alla pubblica amministrazione,
agli uffici e ai funzionari e cittadini sui servizi digitali, ho
conosciuto (virtualmente) Domenico L.R., un simpatico 80enne siciliano
alle prese con un sito olandese e con SPID per ricevere parte della
sua pensione. Domenico è stato finanziere, ex atleta delle fiamme
gialle, conosce tre lingue, ha lavorato per anni in Olanda e poi in
Europa nel settore dogane, ex maestro elementare ed ora impegnato nel
sociale con diverse associazioni di volontariato, ma non riesce ad
accedere al sito olandese e recuperare la sua pensione integrativa.
Ora le ipotesi sono due: o Domenico non è l’utente tipo (che poi chi
sarebbe questo utente tipo?) o il sistema di riconoscimento delle
identità digitali necessita di una bella “risistemata” o
semplificazione d’uso.
Domenico mi contatta tramite il form digitale di supporto messo a
disposizione dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) per i cittadini
italiani ed europei per ricevere un aiuto
(https://helpdesk.eid.gov.it/) e crea un ticket per ricevere supporto.
La sua voce cristallina, il suo italiano forbito, l’e-mail con
dettagli tecnici e l’uso di una terminologia appropriata mi
sorprendono e mi rinfrancano. Non è il classico pensionato che fa a
cazzotti con lo schermo e con la tastiera, ma evidentemente i
processi, le schermate e i passaggi non sono stati poi chiarissimi se
Domenico L.R. ha avuto bisogno di contattare l’Help Desk del nodo
italiano eIDAS (https://eid.gov.it/).
Il progetto che consente ai cittadini italiani di utilizzare le
proprie credenziali SPID o CIE (carta di identità elettronica) per
accedere ai servizi online, pubblici e privati, offerti dai vari stati
membri dell’Unione Europea si chiama FICEP, o meglio il Nodo eIDAS
italiano. Questo “Nodo” consente anche ai cittadini europei di
utilizzare i propri schemi di identità nazionale per accedere ai
servizi online della Pubblica Amministrazione italiana, e del settore
privato.
Dopo qualche minuto, e non riuscendo a risolvere “on the fly” come
dicono i nerd ovvero al volo, organizziamo “una call”, come si dice
ormai ogni giorno in questi tempi di pandemia, e ci connettiamo. Nella
nostra videochiamata e condividendomi lo schermo si riesce a trovare
la soluzione. Passo passo si accede al sito e, compilando gli
opportuni passaggi, si riesce a cliccare e recuperare questa pensione
integrativa dal sito olandese.
Negli incontri di settore sia in Italia che a Bruxelles tra gli
“esperti di usabilità ed accessibilità” ho più volte espresso la
necessità di uniformare le icone, gli stili, il testo per permettere
una navigazione più “amichevole/friendly”, più a portata di tutti. Il
digitale deve unire, come il commercio elettronico unisce il venditore
con il mondo, e non dividere per creare ciò che viene definito il
“Digital Divide” che in Italia ahinoi è sempre più un problema
nazionale.
Progetti come il “Nodo italiano eIDAS” hanno come obiettivo proprio
quello di connettere, unire i punti e creare con i sistemi che già
abbiamo, come la carta di identità elettronica nel nostro portafoglio
e lo SPID nel nostro pc/app, per “entrare” e navigare nei siti europei
ed usufruire dei servizi elettronici.
Sono tante le storie che abbiamo raccontato in questi anni nella
pagina Medium di AGID (https://medium.com/@AgidGov) su utenti italiani
ed europei alle prese con siti web e servizi digitali pubblici. Come
quella di Domenico L.R., che dalla Sicilia all’Olanda ha provato a
“navigare” nel web e tra i porti perigliosi dei diversi siti online
per arrivare, stanco ma felice, alla sua Itaca.
Servono più persone che possano rispondere, supportare e direzionare i
naviganti all’interno dei mari tortuosi del web e dei servizi
digitali. Oggi assistiamo ai primi passi del nuovo governo Draghi.
L’Europa ci supporta ancora una volta, ma stavolta con un tecnico
italiano, orientato fortemente verso all’Europa e con un CV di tutto
rispetto, che fa sorridere in confronto ai personaggi che popolavano
la scena politica in questi ultimi anni.
Ma soprattutto alla nostra cara Italia serve una vision di sistema e
dei ministri capaci e a conoscenza di ciò che si è fatto, per poter
integrare e migliorare i progetti già a terra e già in stato di
avanzamento come punti di approdo per migliorare la navigazione.
Ricordandosi che, come diceva un saggio qualche tempo fa e per
connettere con un filo sottile la cultura orientale a quella greca:”
Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.
Buona navigazione e buon vento Italia.