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Sala delle riunioni intitolata a Gianfranco Vanni, primo direttore del Parco di San Rossore

Nell’ultima riunione del consiglio direttivo dell’Ente Parco è stata intitolata al primo Direttore, Gianfranco Vanni, la Sala delle Riunioni del Palazzo degli Stalloni a Cascine Vecchie. L’iniziativa segue la precedente dedica della Sala del Consiglio nel Palazzo Rondeau a Giacinto Nudi e Tiziano Raffaelli, primi Presidenti del Parco.

Giacinto Nudi, allievo di Carlo Ludovico Ragghianti e professore di storia dell’architettura all’Università di Pisa, fu consigliere comunale e Presidente dell’Ente Provinciale del turismo prima di diventare nel 1981 Presidente del Parco. Era stato preceduto da Gioiello Orsini, già sindaco di Vecchiano, ma in qualità di presidente del Comitato che doveva costituire il Parco. Il professor Nudi avviò l’organizzazione degli uffici, curò l’immagine con la scelta del simbolo, a seguito di un concorso vinto dal grafico Franco Signorini, e con importanti fotografi, come Arno Hammacher e Gabriele Basilico, invitati al Parco. Soprattutto avviò la costruzione di una visione strategica del Parco con l’affidamento nel 1983 dell’incarico di progettazione del Piano territoriale al gruppo guidato dal professor Pier Luigi Cervellati.

Al professor Nudi si avvicendò Tiziano Raffaelli, filosofo e giovane assistente del professor Nicola Badaloni, ma anche economista, studioso dei teorici inglesi liberali di fine ottocento, già membro del Consiglio di Amministrazione. Insieme avevano pensato all’idea di un Parco che non fosse solo una riserva-contentino per i naturalisti, lasciando inalterato il contorno, ma che fosse capace di modificare le varie forme di vita di un più vasto territorio, come migliore possibilità per realizzarsi. A Tiziano Raffaelli toccò quindi l’esperienza di un governo che cercasse di superare l’idea di un Parco come semplice vincolo, trasformandolo invece in un fattore di sviluppo e di nuova occupazione coerente con l’idea culturale collegata al Parco stesso. Lo strumento per attuare questa volontà politica fu il Piano territoriale di coordinamento, che dal 16 luglio 1985, giorno della sua prima presentazione, trascinò Raffaelli in dibattiti spesso strumentalmente polemici. Il vero peccato, più che nei contenuti, stava nel fatto che l’ultimo venuto, il Parco, si fosse permesso di avanzare un progetto di riorganizzazione funzionale e moderna (lo scopriamo oggi con i temi delle modifiche climatiche) dell’insediamento metropolitano, alternativo ad un presunto sviluppo qualificato, basato sulla trasformazione d’uso dei suoli.

A loro si affiancò, come Direttore, Gianfranco Vanni, laureato in scienze forestali a Firenze nel 1963 e Comandante del Corpo forestale dello Stato di Lucca. In occasione di una delle tante polemiche dell’epoca, l’ipotesi di costruzione di 350 villette nei boschi di Camp Darby, Raffaelli e Vanni si recarono a colloquio con il Comandante americano della Base. E proprio Vanni, in buon inglese (entrambi i nostri lo parlavano fluentemente) disse al Comandante: «Voi ci avete insegnato con Ralph Waldo Emerson e con l’esempio a difendere la natura e lo spirito dei luoghi: voi avete il grande parco di Yellowstone, ma su quell’esempio, questo di Migliarino San Rossore è il nostro Parco e per questo non dovete fare qui le 350 villette». Silenzio… ma così fu.