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Tenuta di San Rossore: i boschi naturali, le spiagge e i progetti di recupero in corso

«Siamo contenti che la consigliera regionale Noferi abbia deciso di visitare la Tenuta di San Rossore. Ci spiace invece che le sue considerazioni siano frutto di una superficiale conoscenza del luogo, nonostante le avessimo rinnovato più volte la nostra disponibilità ad illustrarle la situazione» così il presidente dell’Ente Parco Giovanni Maffei Cardellini. «Innanzitutto San Rossore, una delle sette Tenute del Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli, non va considerata alla stregua di un parco urbano – continua Cardellini – A fronte di una zona più antropizzata, la direttrice Sterpaia-Cascine Vecchie-Cascine Nuove, liberamente fruibile in tutta la sua ampiezza e dove la cura delle alberature vicino alle strade ed agli edifici è paragonabile ad un parco cittadino, l’interno della Tenuta è composta da boschi naturali e da pinete. Le pinete sono una vera e propria coltivazione, frutto dell’intervento dell’uomo, con le piante equidistanti tra loro, curate, tagliate quando anziane, e ripiantate secondo i principi della selvicoltura, mentre i boschi naturali, che sono costituiti da un insieme diversificato di alberature come lecci, ontani frassini e sempre pini, vanno monitorati e lasciati al loro stato naturale. Così quando un albero cade nel bosco non va assolutamente rimosso, ma deve rimanere per alimentare il sottobosco. In questo contesto abbiamo in corso un progetto europeo che punta alla variabilità genetica per rendere le foreste più forti e resistenti ai cambiamenti climatici, dai forti venti che si presentano sempre più spesso al Matsucoccus che colpisce il pino marittimo».

«Per quanto riguarda le spiagge di San Rossore, di cui si lamenta la scarsa accessibilità, ricordiamo che si tratta di una riserva naturale e che quindi sono visitabili solo con un’escursione organizzata con guida ambientale. I rifiuti che vi si trovano sono quelli continuamente portati in mare dai fiumi, per cui le nostre azioni di pulizia vengono spesso vanificate in poco tempo: qui la soluzione è una maggiore depurazione e meno abbandono di rifiuti a monte, facendo anche un’importante opera di sensibilizzazione della cittadinanza al riguardo. Specifichiamo invece che gli elementi naturali presenti sulle spiagge, come rami e alberi, non vanno assolutamente rimossi perchè contribuiscono al mantenimento e allo sviluppo dell’ecosistema dunale».

«Anche la questione degli immobili va analizzata con cognizione di causa, sapendo che la Tenuta è stata Presidenziale fino a 20 anni fa, e che le costruzioni dentro San Rossore sono frutto di un passato durante il quale questi cascinali erano vissuti dai tanti dipendenti che lavoravano prima per il Re e poi per il Presidente. La Palazzina che viene citata, per esempio, è in cattive condizioni e non utilizzata da decenni, da prima che la Tenuta passasse alla Regione. Con questa amministrazione, e con i direttori Giunta prima e Gaddi ora, l’Ente ha messo a posto i bilanci ed ha iniziato a reinvestire nella manutenzione e nei restauri. La Chiesa di San Lussorio è stata rinnovata l’anno scorso ed alla Villa del Gombo i lavori sono in corso, manca solo il restauro delle parti lignee e delle cucine, ed a breve sarà visitabile e disponibile per mostre ed eventi di livello. Stiamo rifacendo i tetti di Cascine Nuove. A Piaggerta, negli immobili restaurati alcuni anni fa e su cui ora faremo una manutenzione dopo l’utilizzo per l’ospitalità ai migranti, nascerà il primo nucleo della ‘Comunità Agricola 4.0’ dove cittadini, studenti e turisti potranno sperimentare un’interazione attiva tramite l’agricoltura. L’ambizione è che il progetto funzioni bene e che successivamente La Palazzina diventi il centro di questo nuovo modo di vivere la Tenuta, dopo aver trovato le risorse per il recupero. Tutto questo seguendo le indicazioni del Masterplan che abbiamo commissionato perchè ogni intervento di recupero e restauro segua una visione strategica del Parco, un’idea del Parco del futuro».