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Parkinson, giornata nazionale: 700 i pazienti seguiti dalla neurologia dell’ospedale di Pontedera

Domani, sabato 27 novembre, si celebra la “Giornata nazionale del Parkinson”, una patologia neurodegenerativa che interessa più di 300mila persone in Italia. All’ospedale “Lotti” di Pontedera la neurologia, diretta dal dottor Renato Galli, ha attivato da anni un servizio specifico, coordinato dal dottor Carlo Rossi, per le malattie neurodegenerative che segue oltre 700 pazienti e che ha assicurato la continuità del servizio ambulatoriale anche durante l’emergenza Covid.

I pazienti, oltre che del supporto neurologico, possono avvalersi di percorsi di fisioterapia organizzati a piccoli gruppi che si tengono a Casciana Terme, grazie alla collaborazione con i fisiatri diretti dalla dottoressa Cristina Laddaga. Oltre alla fisioterapia è attivo anche un percorso gastroenterologico per gli aspetti nutrizionali e per i disturbi della deglutizione coordinato dal dottor Claudio Belcari.

La collaborazione con le altre specialistiche è fondamentale perché i sintomi del Parkinson, oltre ad essere specificatamente motori (tremore, rigidità e lentezza nei movimenti) coinvolgono spesso anche altri sistemi neurologici con la comparsa di sintomi non motori (assenza di olfatto, disturbi dell’umore, del sonno o della sfera cognitiva) ma anche non neurologici (con disturbi gastroenterici o genitourinari). La presenza dei sintomi non motori è spesso trascurata e non riconosciuta causando tuttavia un aumento di morbilità, dipendenza, istituzionalizzazione e di costi sociali.

Per questo motivo la complessità della malattia richiede una gestione specialistica che vede al centro dello scenario la regia di un neurologo esperto in disturbi del movimento, coadiuvato da un team multidisciplinare in modo da non trascurare tulle le molteplici sfaccettature della patologia.

In Italia i malati di Parkinson sono circa 300.000, con età d’esordio medio a 60 anni e con aumento della prevalenza con l’aumentare dell’età, anche se in piccola percentuale la malattia può colpire le fasce più giovani (30-40 anni). È infine atteso un incremento della prevalenza del Parkinson nei prossimi 20 anni.