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Pontedera, i tifosi dopo il pareggio di Pescara fanno nuovamente sentire la loro voce

A distanza di dieci giorni dalla contestazione dopo la gara persa contro la Viterbese per 2-0. I tifosi del Pontedera fanno sentire la propria voce nuovamente, contestando la squadra quando mancano quattro giornate dalla fine che vede i granata vicini al traguardo della salvezza, e ancora in lotta per ottenere un piazzamento playoff. Si rimprovera l’atteggiamento del club, oltre ai risultati sui quali non si può assolutamente discutere per una realtà come quella della “Città della vespa”. Di seguito la nota emanata dal gruppo dei sostenitori della “Gradinata nord”.

Siamo gli Ultras Pontedera della Gradinata Nord, ma prima di tutto siamo “pontaderesi”. E ora parliamo da “pontaderesi”. Come tanti altri. Come tanti che non si riconoscono più nella nostra squadra di calcio. Noi siamo malati di Pontedera e ci saremo sempre, anche in pochi, anche con un solo striscione. Ma tanta gente che prima si divertiva alle partite dei Granata adesso non viene più allo stadio. Ci rivolgiamo alla società, che abbiamo contestato un mare di volte ma che sempre di più se ne frega del rapporto con la città. Ci chiediamo se qualcuno dagli uffici societari si sia accorto che la squadra è sempre più sola. E ci chiediamo anche se qualcuno si sia chiesto perché il Pontedera Calcio ha perso ogni contatto con i “pontaderesi”. Perché i motivi ci sono, e anche parecchi. Non lo pensano solo gli ultras, sono cose che pensano tutti. Alcuni stanno in silenzio e si allontanano dallo stadio, noi no. Non siamo fatti così.

Se la passione di Pontedera per il Pontedera si è spenta è prima di tutto perché nessuno – da molti anni – ha mosso un passo per riaccenderla. Tanti sponsor, zero progetti popolari. Le  campagne nelle scuole della città non sono mai state portate avanti. Due o tre incontri con una classe a caso, poi tutto finito. I ragazzini di Pontedera neppure lo sanno che abbiamo una squadra di calcio. Per una città con la nostra tradizione sportiva questa è una vergogna assoluta. Perché a volte l’interesse della società verso i tifosi si misura dalle piccole cose. I manifesti che annunciano le partite casalinghe non si vedono più in città. Sembra quasi che la società sia più contenta se nessuno sa che gioca il Pontedera. Quest’anno, inoltre, è stato cancellato anche uno dei momenti che da sempre segnano la vita del Pontedera calcio. La presentazione pre-campionato in piazza. Nel cuore di Pontedera. Per tutti i “pontaderesi”. La società ha scelto di rendere quel momento un party esclusivo in un locale lontano dal centro. Tra sponsor e televisioni, con la lista degli invitati. E menomale che il calcio è nato come sport del popolo. Ma non finisce qui, purtroppo. Ogni stagione sentiamo ripetere come un disco rotto dalla società che «l’obiettivo è la salvezza». Giusto, certo. Ma noi siamo tifosi. Viviamo di entusiasmo. E da parte del club l’entusiasmo non si respira mai. Il Pontedera è un’azienda finanziariamente perfetta che pensa solo ai bilanci e ai soldi. Questo è calcio? Questo è sport? Così si porta gente allo stadio? Che si vinca o si perda sentiamo dire da giocatori, tecnici e dirigenti sempre le stesse cose. Anche se perdiamo in casa dall’ultima in classifica «bisogna accettare il risultato».

E invece no. In casa bisogna vincere sempre. Soprattutto con l’ultima in classifica. Non parliamo di punti e di obiettivi, perché noi siamo tifosi. Ma come fanno i “pontaderesi” ad affezionarsi alla squadra se ogni anno i migliori giocatori vengono venduti? Se la squadra spesso nella parte finale di campionato abbassa la concentrazione? Quasi come se, a salvezza raggiunta, il nostro campionato sia da considerarsi finito. In passato qualche giocatore ha preso le ferie prima di giocare il primo turno dei playoff. E non andiamo oltre. Che modo di fare sport è questo? Dove ci si accontenta e basta. Ora, come ultimo capolavoro di questa gestione, state cercando di allontanare il capitano, Andrea Caponi. Uno di noi. Un “pontaderese” vero. E se qualcuno vi contesta vi arrabbiate pure. Che coraggio. La verità è che non ci sono solo i bilanci. Avete distrutto la passione di tutta la città. Avete ridotto il Pontedera a un giochino aziendale che viaggia da solo. Avete escluso i “pontaderesi” dal Pontedera. La gente non viene più allo stadio perché è stanca di tutto questo. Di voi e del vostro menefreghismo nei confronti degli sportivi di Pontedera. Di una squadra che non gioca mai per vincere o sognare, ma sempre per sopravvivere. Noi continueremo a farci sentire. In qualsiasi modo e in qualsiasi numero. Voi fate i bilanci, ma noi ci mettiamo il cuore. Il Pontedera non è cosa vostra.