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L’Ordine degli Architetti di Pisa apre una riflessione su transizione digitale e rispetto del patrimonio
Il prezzo della transizione digitale è, per i nostri centri storici, un paesaggio urbano caratterizzato da cavi e scatolette appesi alle facciate di edifici e palazzi storici? L’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori della provincia di Pisa intende muovere alla riflessione e alla sensibilizzazione sul tema le istituzioni e i cittadini.
“Per noi architetti – spiega Marta Ciafaloni, vicepresidente dell’Ordine – è inevitabile porsi domande in modo figuratamente irruento passeggiando nel centro storico di Pisa, dove sono recentemente comparse sulle facciate di edifici di evidente impianto medioevale, scatole variegate in plastica collegate da cavi e canalette, e dove le pietre e i mattoni millenari divengono nudo sostegno alla … transizione digitale”.
“Notiamo, purtroppo – prosegue -, quanto sia ‘lieve e naturale’, per gli operatori che stanno attuando gli interventi, comprimere il diritto al valore dei propri beni e il diritto di godimento da parte dei cittadini, che indirettamente usufruiscono di quei valori esposti alla pubblica via. Eppure, le normative di tutela e di gestione degli appalti pubblici e privati prevedono una specifica idoneità tecnica per i lavori sul patrimonio di interesse storico”.
Un mini-reportage fotografico, realizzato da un professionista iscritto all’Ordine degli Architetti, nel centro storico di Pisa, si sofferma sulle numerose ‘scatolette bianche’ posizionate sulle facciate di palazzi antichi, e persino della chiesa di San Marco in Calcesana (l’edificio si data a partire dal XII secolo), alterandone non solo il disegno ma anche i materiali e alcuni elementi decorativi a rilievo.
“Il paesaggio urbano soccombe alla tecnologia – commenta ancora l’architetto Ciafaloni, in nome di quello pseudo progresso rappresentato dalla mera comunicazione che dimostra di ignorare il valore del patrimonio e le leggi che lo tutelano, gestendolo come un qualsiasi supporto. In fondo, ci domandiamo non senza ironia, a che serve un progetto pensato, condiviso, opportunamente autorizzato quando la comunicazione, della cui qualità nessuno realmente si cura, sarà sovrana?”.
“Ma se una buona comunicazione è davvero il primo passo verso la qualità – domanda, infine, la vicepresidente degli architetti –, che valori e che qualità stiamo comunicando nel momento in cui ignoriamo platealmente il valore di quegli elementi del centro storico che ci rendono unici di fronte al mondo?”.
L’Ordine degli Architetti ricorda che l’Amministrazione pubblica, in tutte le sue espressioni e ai vari livelli di governo, ha il compito imprescindibile di assicurare la corretta realizzazione delle nuove opere pubbliche di natura edilizia e impiantistica; a essa spetta curare le diverse fasi di attuazione dei lavori, dalla programmazione all’attivazione dei finanziamenti, dall’analisi dei progetti e direzione lavori al monitoraggio e controllo delle attività esternalizzate, nel rispetto delle norme vigenti, a partire dalla tutela del patrimonio e della salute pubblica.
“In una società civile occorre comprendere che la qualità urbana è un bene comune ed è all’intera comunità che occorre renderne conto”, commenta infine la vicepresidente Marta Ciafaloni.