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Dipendenza da cocaina: la cura passa anche dal museo

Il piacere di visitare un museo può contrastare le dipendenza da cocaina. Da circa tre anni il gruppo terapeutico Cocaina-Addicition del Servizio dipendenze di Pisa, condotto dalla psicologa Sabrina Costantini, cura la tossicodipendenza anche con nuovi strumenti che puntano alla consapevolezza di sé, congiunta ad un’esperienza di benessere alternativa al benessere chimico-disfunzionale indotto dalle sostanze.

Il gruppo è attivo da circa tre anni con incontri settimanali, è composto da un numero variabile di persone, da 8 a 14, per lo più uomini, di un’età compresa tra i 24 ai 53 anni. Il gruppo mira ad attivare la condivisione verbale e non verbale attraverso attività ludiche, di laboratorio e culturali, seguendo un approccio che valorizza le esperienze di piacere sano, capaci di un potere curativo elevato nel trattamento delle dipendenze.

“E’ su questi presupposti che tra le attività del gruppo abbiamo inserito gli incontri fuori porta – dice Costantini – una serie di attività un po’ sui generis per un gruppo di cura dalla dipendenza da sostanze, ma che riescono a dare buoni frutti. Lo scorso anno il gruppo ha visitato la mostra di Keith Haring a Palazzo Blu a Pisa, a dicembre scorso abbiamo visitato la mostra sui macchiaioli, sempre a Palazzo Blu, e a inizio febbraio saremo al museo della città di Livorno per la mostra su Banksy. Dopo ogni visita si discute della mostra, cosa ci è piaciuto e cosa no, il gruppo condivide le proprie impressioni e sensazioni, ognuno si confronta con gli altri per arricchire la propria esperienza culturale. In questo modo si accresce la capacità di relazionarsi e si stabiliscono vissuti capaci di rafforzare la consapevolezza di sé stessi, che possono funzionare come veri a propri antidoti alla ricerca di sicurezza e conferme nelle sostanze. Esistono molti approcci e tecniche di questo tipo come l’arte terapia o la terapia senso-motoria con l’uso di materiali vari, per esempio la creta, e servono per creare un’alternativa ai divertimenti con le sostanze”.

“Naturalmente si parla e si lavora anche sulle sostanze e le dipendenze – continua Costantini – cercando fattori protettivi, facilitanti, strategie di contrasto, ma l’attenzione è nel creare un’alternativa, uno spazio di vita dove la sofferenza può essere gestita senza sostanze e il piacere della relazione e di attività sane e appaganti, parimenti può essere trovato in una varietà di stimoli. Come per esempio in una visita al museo”.

In allegato foto della psicologa Sabrina Costantini (sullo sfondo uno dei lavori realizzati dal gruppo)