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Domani pomeriggio a Pisa incontro su “La Rivoluzione cubana”

Venerdì 14 aprile si svolgerà a Pisa, in Via Sant’Andrea 31 alle ore 18 l’incontro su “La Rivoluzione cubana”
seminario conclusivo del ciclo “L’assalto al cielo”
Relatore: Luciano Vasapollo
Professore di Analisi Dati di Economia Applicata alla « Sapienza» Università di Roma, Delegato del Rettore per le Relazioni Internazionali con i Paesi dell’ALBA; è anche professore all’Università de La Habana (Cuba) e all’Università «Hermanos Saíz Montes de Oca» di Pinar del Río (Cuba). Direttore del Centro Studi CESTES e delle riviste PROTEO e NUESTRA AMÉRICA.

Il fibrillante modo di produzione capitalista nel quale viviamo necessita ora più che mai delle forze che rappresentano l’attualizzazione qui ed ora della necessità della rivoluzione socialista. E’ urgente armonizzare la battaglia delle idee di Fidel , unire le voci e le lotte rivoluzionarie . chiudere le fila contro l’orrore , la barbarie , e la follia dell’imperialismo e delle sue politiche di guerra .

Sappiamo ormai quanto il modello di sviluppo fondato sullo sfruttamento capitalistico dell’uomo e della natura sia insostenibile come la rivoluzione cubana ha da sempre dimostrato.

Stiamo vivendo una crisi di civilizzazione, segnata dalla crescita delle diseguaglianze e dalla mancanza di prospettive per gran parte dell’umanità, una situazione aggravata in modo drammatico dalla guerra della NATO in Ucraina contro la Russia e il pluripolarismo , mentre vediamo crollare il modello finora vincente di un mondo unipolare, davanti alla prospettiva di un multicentrico più che multilaterale , che Cuba e il Venezuela rivoluzionari promuovono e costruiscono e che può realizzarsi e nei fatti compie passi avanti in Asia e America Latina attraverso i Brics e in tutta la Tricontinental pensata e fatta storia da Che Guevara .

Per questo negli ideali della Rivoluzione Cubana, realizzata da Fidel Castro ma ispirata da Josè Martì, si riconoscono tutti i subalterni , gli ultimi e gli sfruttati; i Sud del mondo che non vanno intesi come un’etichetta geografica, ma un termine con cui si indicano gramscianamente tutti i popoli subalterni.