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Volterra: inaugurazione e presentazione del catalogo della mostra
Mino Trafeli La scultura impossibile 2018-1980

A seguito dell’Accordo di valorizzazione tra il Comune di Volterra, il Comitato per la pubblica
fruizione del patrimonio artistico di Mino Trafeli e la famiglia Trafeli, che prevede la concessione
triennale (2022-2024) della sala superiore del Palazzo dei Priori, nonché pubblicazioni e attività
legate alla figura dell’artista volterrano, si inaugura la seconda tappa espositiva della trilogia
dedicata a Mino Trafeli, iniziata nel 2022 con la mostra La scultura impossibile 2018-1980,
seguendo il principio dello sviluppo a ritroso nel tempo. L’esposizione si incentra sugli anni che
potremmo definire della svolta, un passaggio obbligato che porterà l’artista a lasciare la scultura in
ferro, di figura e natura informale per addentrarsi nelle ricerche oggettuali e parodistiche, irrisorie
e postmoderne che a livello internazionale erano state provocate dalla nascita della Pop art nel
1964.
La vera e propria svolta per Trafeli avviene nel 1968, con la creazione di sculture claustrofobiche,
spazi chiusi, oggetti impossibili, deformati e decostruiti, che iniziano a subire quelle forme di
distruzione e modifica che caratterizzerà tutta la futura produzione dell’artista.
Potremmo dire che tutto prende avvio tra 1968 e 1973, documentato dalla monografia realizzata
da Enrico Crispolti che a sua volta Trafeli modificherà stampandovi sopra con dei timbri le opere
che saranno effettivamente modificate o distrutte nel corso del tempo, trasformando il libro in un
vero e proprio oggetto d’arte.
Biciclette, sedie, scarpe impossibili, cappotti di similpelle cuciti, sculture come Omaggio a Martin
Luther King e installazioni oggettuali come A come Arte come Amore come Africa come Addio
Rimbaud o il Pranzo della famiglia eredità, Spazi chiusi, gli alabastri di Ambiguità ardente, le
sculture dedicate al gioco come Il timbrismo, la onirica Saviniana, la Crocifissione della scarpa
sinistra, sono solo alcune delle sculture che andranno ad animare la seconda mostra del ciclo, che
comprende non a caso l’evento più importate per la città di Volterra nell’ambito dell’arte
d’avanguardia e cioè Volterra 73, di cui proprio Trafeli, insieme a Crispolti, sarà ideatore e
animatore. Nel 2023 ricorre dunque anche il cinquantenario della rassegna che è passata alla
storia come una delle più coinvolgenti manifestazioni di arte nello spazio pubblico, inserendosi in
una linea ideale, pur con tutta la sua innovazione sociale e politica, dopo Sculture nella città del
1962 a Spoleto e Campo Urbano a Como del 1969: la mostra dedicata a Trafeli non potrà non
tenerne conto.
Nel 1980 Trafeli scoprirà anche il graffito del NOF, a cui dedicherà studi e intenzioni poetiche e
sempre in quest’anno utilizzerà come studio il padiglione Ramazzini dell’ex ospedale psichiatrico di
Volterra.
La mostra si situa dunque tra provocazione e follia, che Trafeli seppe tradurre positivamente in
invenzione e creatività.
Gli anni Settanta vedono inoltre l’arista realizzare numerose performance teatrali e pubbliche,
come Schiumaperbarba, Concerto per lampadina, Il pranzo della famiglia eredità e Concerto per
tromba in cubo di ghiaccio, di cui rimangono video, foto e anche sculture, alcuni dei quali saranno
documentati in mostra.
In questo periodo l’artista infine produrrà anche importanti serie e cartelle grafiche come anche
l’inquietante serie dedicata ai Robots del 1973 o Partita a scacchi a Pasadena (Omaggio a
Duchamp) del 1979
Profilo biografico dell’artista (1968-1980)
Gli anni Sessanta si chiudono per Mino Trafeli con la partecipazione alla Biennale Internazionale di
Scultura di Carrara.
Nel 1973, insieme al critico d’arte Enrico Crispolti, idea e realizza la rassegna Volterra 73, passata
alla storia come una delle più importanti manifestazioni di arte pubblica e urbana, nello spazio del
sociale, della storia italiana. Quello stesso anno esce la seconda monografia dedicata all’artista, a
cura di Crispolti, dal titolo Mino Trafeli: sculture 1968-1973 per le edizioni Carucci di Roma. È
inoltre invitato alla XI Quadriennale di Roma, alla Biennale del Metallo di Gubbio e tiene una
mostra personale presso la Galleria Schneider di Roma.
Del 1974 è la personale dal titolo Con Impossibilità presso la Galleria Antidogma di Torino e del
1975 A come Arte come Amore come Africa come Addio Rembaud presso la Galleria Corsini di
Intra, seguita lo stesso anno dalla personale presso il Museo Civico di Penne dal titolo
Provocazione dell’oggetto
Nel 1978 con l’azione Il pranzo della famiglia eredità (poi diventata scultura, video e fumetto
fotografico) partecipa all’Incontro Internazionale del Teatro d’Artista a Martina Franca.
A partire dal 1979 (e fino alla fine della sua vita) trasferisce il suo studio principale nel Reparto
Ramazzini, ex padiglione psichiatrico del manicomio di Volterra: il luogo sarà congeniale alla
creazione di sculture di estrema intensità poetica e, insieme agli studi volterrani di Porta all’Arco e
Via Ricciarelli, costituirà la memoria storica della sua opera dagli inizi dell’attività artistica.
Nel 1980 viene incaricato di allestire presso la chiesa sconsacrata di San Pietro la manifestazione
O.P.V. 180 per far conoscere la legge 180, basata sulle nuove teorie di Basaglia, che superavano la
condizione repressiva dei manicomi. Uno spazio provocatorio, questo, che Trafeli reinventa e che
nasce da un lungo lavoro di indagine e di ricerca nelle vecchie strutture manicomiali. È in questa
occasione che l’artista scopre nel manicomio di Volterra il graffito che un internato, Nannetti
Oreste Fernando, aveva inciso, disegnando e scrivendo, sul muro del reparto Ferri, la sua
“cosmogonia interiore”.
Gli anni Ottanta lo vedranno infine impegnato, a partire dalla sua partecipazione agli incontri di
Martina Franca nel 1981 con le scenografie di Una notte con Pirandello, nel rapporto tra arte e
teatro o in opere video dal carattere performativo e attoriale, anticipato però già nelle azioni di
strada e partecipative della fine degli anni Settanta, come Timbrismo del 1975 e Schiuma per
barba o la performance sonora e visiva Concerto per lampadine del 1977, per arrivare a Pranzo
della famiglia eredità nella prima versione del 1978.