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Alla Scuola Sant’Anna di Pisa il convegno su lavoro e transizione ecologica

È necessaria una nuova politica industriale, in grado di salvaguardare i posti di lavoro e di affrontare la transizione ecologica imposta dal cambiamento climatico. Si è discusso di questo al convegno ‘Delocalizzazioni e transizione ecologica: il caso GKN’. L’incontro, organizzato dall’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna, si è volto nel pomeriggio di lunedì 26 febbraio a Pisa. Sono intervenuti Dario Salvetti (Collettivo di Fabbrica GKN), Andrea Orlando (Partito Democratico), Pasquale Tridico (Università Roma 3), Samuele Lodi (Segretario Nazionale Fiom-Cgil), Andrea Roventini e Armanda Cetrulo (Scuola Superiore Sant’Anna) e la giornalista Gea Scancarello (giornalista La7).

L’evento è stato trasmesso in diretta sul canale YouTube della Scuola Sant’Anna:

Le dichiarazioni

“A Pisa si intrecciano più vicende: quella della stretta attualità legata al violento assalto contro i manifestanti che pacificamente esprimevano il loro dissenso; ma anche il problema della crisi aziendale dell’ex fabbrica della GKN: una fabbrica in cui i lavoratori si trovano in cassa integrazione da ormai due anni, con uno spreco di risorse pubbliche che potrebbero al contrario essere canalizzate in un piano industriale diverso. Una soluzione possibile è quella del partenariato pubblico-privato per tutelare l’occupazione e rilanciare il settore dell’automotive, tanto strategico per il nostro paese” dichiara Pasquale Tridico, Roma 3.

“Da Pisa si deve esprimere la vicinanza agli studenti che sono stati colpiti da forme intollerabili di repressione da parte delle forze dell’ordine. È necessario affrontare anche il tema di un clima che può determinare una deriva pericolosa per il nostro paese. In questo convegno discutiamo di politiche industriali, di come il paese può difendere il suo sistema produttivo e magari partecipare al nuovo riassetto che a livello globale si sta creando. Avere strumenti per guidare questi processi è fondamentale per salvaguardare il ruolo del paese a livello internazionale” commenta Andrea Orlando (Partito Democratico)

“Il manganello usato in questi giorni contro studentesse e studenti è l’ultimo terminale di un paese che affonda nel conformismo, nel ricatto, nella paura di dire no al precariato e ai salari bassi. Noi tutti i giorni proviamo a immaginare un’alternativa alla chiusura di una fabbrica, alle delocalizzazioni, allo smantellamento di un pezzo dell’industria di questo paese. Immaginiamo un’alternativa che non può prescindere da un intervento pubblico e reale” commenta Dario Salvetti (Collettivo di Fabbrica GKN).

“La transizione ecologica ha bisogno di politiche industriali attive volte a creare occupazione e sviluppo per imprese e lavoratori. Queste politiche purtroppo mancano in Italia, come dimostra il caso della GKN e di altre delocalizzazioni, dove i lavoratori sono stati abbandonati a sé stessi. Come ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna ci è sembrato doveroso stare a fianco dei lavoratori della GKN e assisterli nella stesura di un nuovo piano industriale per riposizionare l’impresa nel settore verde. Purtroppo abbiamo constatato in questo periodo l’assenza totale dello Stato” dichiara Andrea Roventini (Scuola Superiore Sant’Anna).

Lavoro e transizione ecologica: le sfide della politica

Nel nostro paese, la vertenza legata alla ex-GKN di Campi Bisenzio ha riportato al centro del dibattito pubblico la questione delle delocalizzazioni e la necessità di una nuova politica industriale che salvaguardi i posti di lavoro. Fin dalle prime fasi, le ricercatrici e i ricercatori dell’Istituto di Economa della Scuola Superiore Sant’Anna hanno seguito la vertenza, collaborando con il Collettivo di Fabbrica alla stesura di un piano per il futuro della fabbrica, e organizzando incontri pubblici di analisi e discussione sulla vicenda.

La transizione ecologica della nostra economia resa necessaria dal cambiamento climatico rappresenta un’opportunità in termini di crescita economica e creazione di posti di lavoro; tuttavia, la decarbonizzazione dell’economia impone anche costi. In assenza di una adeguata politica industriale, si corre il serio rischio di assistere all’ulteriore delocalizzazione delle attività produttive, con conseguente impoverimento del tessuto economico italiano, e la progressiva scomparsa di opportunità di lavoro qualificato. Queste considerazioni rendono necessario lo studio e la realizzazione di politiche industriali “verdi”, che guidino e supportino la transizione ecologica, tutelando le lavoratrici e i lavoratori e i territori.