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Carriera diplomatica: quali sono i percorsi formativi migliori?

La carriera diplomatica vede al suo vertice il ruolo di ambasciatore ma vi sono in tutto 5 differenti gradi: si parte dal segretario di Legazione per poi salire verso il Consigliere di Legazione. Il terzo step è il Consigliere d’ambasciata, in seguito si giunge al Ministro plenipotenziario e infine al ruolo di Ambasciatore vero e proprio. Per accedere al primo di questi gradi, è necessario superare un concorso pubblico indetto dal MAECI, vale a dire il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Nel caso in cui si superi il concorso, vi è una prova di servizio pari a 9 mesi in cui seguiranno un corso di formazione presso gli uffici ministeriali in Italia e in una sede estera. Concluso con successo questo primo periodo, è possibile ricoprire ufficialmente il primo grado della carriera diplomatica elencata prima. Per procedere con gli step successivi non occorrono altri concorsi: sarà l’esperienza a garantire eventuali passi avanti, per questo non sono passaggi obbligati.

La laurea è un requisito obbligatorio per intraprendere il percorso diplomatico. Le facoltà consigliate sono quelle che hanno attinenza con le relazioni internazionali, l’economia, la giurisprudenza e la politica. Nello specifico, perciò, il riferimento può andare a Giurisprudenza ed Economia, ma anche la triennale in Relazioni Internazionali con un’eventuale magistrale ad essa collegata, può essere la scelta giusta. Ufficialmente, l’elenco delle lauree ammesse per il concorso è molto più lungo: la lista completa si ritrova all’interno del sito ufficiale del MAECI, scaricabile in pdf. Si tratta di corsi di laurea non troppo difficili da trovare, sia che ci si rivolga a università tradizionali sia a quelle presenti online come l’Unicusano.

Un altro requisito fondamentale è la conoscenza delle lingue straniere. L’inglese è ormai considerato obbligatorio: ogni diplomatico, infatti, deve essere in grado di scrivere e parlare in maniera fluente in inglese dal momento che è l’idioma prevalente a livello istituzionale. In seguito, occorre almeno un’altra lingua straniera tra quelle più diffuse a livello mondiale: vale a dire una a scelta tra francese, spagnolo e tedesco. Un plus ulteriore è la conoscenza di una lingua ormai molto diffusa ma conosciuta ancora da pochi membri a livello istituzionale, come l’arabo.

Se si inizia l’università con l’intenzione di avviarsi successivamente alla carriera diplomatica, viene caldamente consigliata almeno un’esperienza all’estero. L’Erasmus è certamente la forma più nota: è aperta a tutti gli iscritti in università e offre la possibilità di trascorrere un periodo di studio all’estero con uno degli atenei convenzionati con l’università di partenza. Per quanto riguarda il caso italiano, il Belpaese attrae un numero di studenti maggiore rispetto a quanti ne esporta, ma sono numeri in costante aumento. Si tratta solitamente di 6 mesi, che possono essere prorogati, comprendendo l’intero anno accademico. È possibile, inoltre, concorrere per un periodo all’estero per quanto riguarda la ricerca in vista della tesi conclusiva: in questo caso, si parla solitamente di tre mesi. Oltre a queste esperienze, sono consigliati anche gli stage ed i tirocini che ciclicamente si trovano presso le Nazioni Unite o le istituzioni dell’Unione Europea. In misura maggiore sono presenti a Bruxelles ma non mancano opportunità sparse nei vari paesi membri.