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L’avventura italiana (e pisana) di Marie Curie in un cortometraggio dell’Accademia Polacca delle Scienze

Il video in collaborazione con il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa e con il Museo della Geotermia Enel Green Power
La celebre scienziata Maria Skłodowska Curie, due volte premio Nobel (nel 1903 per la fisica e nel 1911 per la chimica) e pioniera della ricerca sulla radioattività e del suo utilizzo a scopo medico, il 30 luglio 1918 giunse a Pisa su invito di Raffaello Nasini, professore di Chimica dell’Università di Pisa e tra le altre cose grande esperto di geotermia. Per tre settimane, insieme a Camillo Porlezza, all’epoca giovane assistente di Nasini, Madame Curie fece dei sopralluoghi in Italia per studiare la radioattività delle principali sorgenti termali e di alcune miniere, cominciando proprio dalla Toscana, dove visitò San Giuliano, Montecatini e Larderello.

L’avventura italiana (e pisana) di Maria Skłodowska Curie è ora raccontata nel documentario “Maria Skłodowska-Curie in Italia. Alla Ricerca del Radio”, disponibile sul canale youtube dell’ateneo pisano (https://www.youtube.com/watch?v=eM0ddfJQATI), che è stato presentato ufficialmente nell’Aula Magna del Dipartimento di Chimica e Chimica industriale alla presenza del professor Lorenzo Di Bari dell’Università di Pisa, della professoressa Valentina Domenici, dello studioso polacco Marcin Górecki, del regista Pawel Chichonski e dei rappresentanti Geotermia Enel Green Power.

Il cortometraggio polacco-italiano di circa 25 minuti è stato realizzato grazie a un’iniziativa congiunta tra Accademia Polacca delle Scienze di Roma, Istituto di Chimica Organica di Varsavia dell’Accademia Polacca delle Scienze, Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa, Museo biografico di Maria Skłodowska-Curie a Varsavia, con la disponibilità del Museo della Geotermia di Enel Green Power. Al Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale si sono svolte in parte le riprese e sono stati intervistati i professori Valentina Domenici e Lorenzo Di Bari.

La celebre scienziata Marie Curie, due volte premio Nobel (nel 1903 per la fisica e nel 1911 per la chimica), prima docente donna alla Sorbonne e pioniera della ricerca sulla radioattività, giunse a Pisa proprio invitata da Nasini, esperto di fama internazionale per gli studi sulle acque termali e la loro radioattività. Insieme a Camillo Porlezza, successore alla cattedra di Chimica di Nasini, Curie partì da Pisa per un’importante missione scientifica commissionata dal Governo italiano. Per le successive tre settimane Curie e Porlezza svolverso dei sopralluoghi presso sorgenti termali e miniere, cercando di determinare la possibilità di estrarre materiali radioattivi dal territorio italiano.

Il 30 luglio 1918, infatti, Porlezza ricevette un telegramma che annunciava l’arrivo della signora Curie a Pisa alle 3:30 del mattino. Il mittente di quel messaggio doveva essere il professor Raffaello Nasini oppure un funzionario governativo, poiché il viaggio della scienziata era stato commissionato dal governo italiano sotto la presidenza di Vittorio Emanuele Orlando: l’Italia era infatti interessata a esplorare le potenzialità di estrazione del radio, una sostanza radioattiva e del suo gas radioattivo, noto oggi come rado. All’epoca, la radioattività era ancora una disciplina scientifica relativamente giovane, e alle sostanze radioattive venivano attribuiti anche effetti sanitari miracolosi, tanto che venivano utilizzate persino in cosmetici. Una volta giunta a Pisa, Marie Curie iniziò il suo lavoro esaminando gli strumenti scientifici disponibili presso l’Istituto di Chimica Generale in via Santa Maria. Da quanto riporta Porlezza, sembra che la scienziata avesse alcuni dubbi sulla loro efficienza, per cui decise di metterli alla prova su campioni già studiati. Si diressero dunque ai Bagni di San Giuliano, l’odierna San Giuliano Terme. Queste acque termali erano state oggetto di studi sulla radioattività per oltre un decennio e servirono come controllo. Fortunatamente, i vecchi strumenti dimostrarono di funzionare in modo adeguato, consentendo a Curie di iniziare il suo vero viaggio.

Curie e Porlezza visitarono diverse regioni italiane alla ricerca di possibili fonti di sostanze radioattive. Dopo le acque di Montecatini, studiarono quelle di Larderello, dei cui soffioni il professor Nasini era un esperto. E proprio al Museo della Geotermia Enel Green Power di Larderello ancora oggi si conserva nel vasto archivio la foto che ritrae Marie Curie in posa davanti alle scalette di ingresso del plesso museale, nonché i ringraziamenti e i saluti firmati dalla scienziata sul grande libro degli ospiti illustri. La geotermia – che appena 14 anni prima con l’accensione delle cinque lampadine nel 1904 e, successivamente, con l’avvio della prima centrale geotermoelettrica nel 1913, aveva dato vita alla grande avventura elettrica – si conferma, anche da questa esperienza di notevole valore storico, culturale e scientifico, grande risorsa per la ricerca sui minerali, sull’ambiente e sulla natura, energia a 360° che ancora oggi ha un potenziale immenso in termini elettrici, ma anche di utilizzo del calore e delle cosiddette terre rare, punto di riferimento per il mondo accademico, aziendale e per il tessuto socioeconomico della Toscana e d’Italia.

Successivamente, Marie Curie nel suo viaggio si diresse a sud, sulle isole di Ischia e Capri, poi a nord, verso i Colli Euganei, Abano e Montegrotto, e infine raggiunsero la regione del cuneese, dove a Lurisia esisteva una miniera di autunite, un minerale contenente uranio. La missione di Marie Curie in Italia si concluse a Ventimiglia il 19 agosto. Dopo il suo ritorno a Parigi, Curie compilò una relazione dettagliata. Raccomandò al governo italiano di prestare particolare attenzione alla sorgente romana di Lacco Ameno a Ischia e ai soffioni boraciferi di Larderello per l’estrazione di sostanze radioattive. L’estate trascorsa in Italia è un capitolo quasi nascosto nella biografia della famosa scienziata, ma di grande rilevanza per la scienza e per il legame speciale che Curie sviluppò con il nostro paese e con l’ambiente chimico pisano. Un legame che è testimoniato anche da una lettera della scienziata, che accompagnava un campione inviato a Porlezza come standard per il dosaggio del radio nelle acque minerali.

La fonte che svela tutti questi dettagli, sapientemente narrati e messi in scena nel documentario, è proprio il resoconto pubblicato vent’anni dopo la visita della Curie dallo stesso Porlezza, divenuto nel frattempo direttore dell’Istituto di Chimica generale, sul periodico Terme e Riviere, fondato a Casciana Terme da Vincenzo Lischi, nonno del noto tipografo ed editore Luciano Lischi. Come si legge sul sito dell’Università di Pisa e adesso si evince dal bel documentario realizzato, Curie, 51 anni e una salute non perfetta, si trovò davanti un programma di viaggio fitto e impegnativo da affrontare. Il giovane Porlezza nel suo resoconto ricorda il «semplice fascino della visitatrice stanca», «della piccola donna timida», «della scienziata poveramente vestita», «fragile nell’aspetto ma vigorosa e inflessibile nell’adempimento della sua opera». Porletta evidenzia la riservatezza e la serietà della scienziata, mantenute durante tutto il viaggio. Non amava essere fotografata e prestava molta attenzione alle dichiarazioni che le venivano richieste, temendo che potessero essere sfruttate a scopi pubblicitari, data la crescente commercializzazione delle sostanze radioattive. Anche se controvoglia, accettava divagazioni dal programma scientifico solo per cortesia: chiariva sempre che era venuta in Italia per lavoro, e avrebbe riservato gite di piacere ad altri momenti.

Una bellissima testimonianza, ricostruita magistralmente in video, di grande spessore storico, scientifico e culturale che da oggi è a disposizione della comunità scientifica ma anche di tutti i pisani e toscani innamorati della loro terra.