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Rete dei Comunisti Pisa: dalla piazza alla fabbrica, tra resistenza e repressione

Al fianco della Resistenza palestinese e contro le politiche di guerra di governo e false opposizioni
Giornata intensa quella di venerdì 23 febbraio a Pisa. Iniziata con i pestaggi mattutini degli studenti medi nella zona universitaria, è continuata con un riuscito sciopero degli operai della Piaggio indetto dall’Unione Sindacale di Base.
La giornata si è poi conclusa con una impressionante manifestazione pomeridiana, promossa dagli studenti medi e universitari, partita dalla piazza di fronte al Comune di Pisa, in alternativa alla chiamata del PD e dei suoi partiti e sindacati satelliti di fronte alla prefettura. I numeri delle piazze hanno parlato da soli: oltre cinquemila persone sono partite in corteo con gli studenti, alcune centinaia da quella del PD, a denotare la debolezza del cinico tentativo di strumentalizzazione dei fatti accaduti la mattina, al fine di ritagliarsi uno spazio politico pre elettorale dopo 30 anni di politiche antipopolari e repressive dei governi di centro “sinistra” e dalle amministrazioni locali, con i Sindaci del PD distintisi per l’uso massiccio di provvedimenti repressivi contro studenti, operai, migranti, occupanti di case, poveri (do you remember Filippeschi?).

La reazione popolare ai pestaggi mattutini, così come la risposta operaia allo sciopero in Piaggio, hanno evidenziato quanto le mobilitazioni di questi mesi al fianco del popolo palestinese abbiano scavato a fondo nella coscienza collettiva.
La ferocia dei poliziotti contro gli studenti medi, ieri a Pisa e Firenze, così come in molte altre città in questi ultimi anni, e’ stato l’innesco per un’esplosione di rabbia collettiva che ha messo insieme il ripudio per l’uso intenzionale della violenza per volontà diretta del governo Meloni con la solidarietà per i palestinesi, ma anche il ripudio delle politiche di guerra del governo Meloni, che taglia miliardi di euro alle fasce popolari a fini esclusivamente bellicisti, come dimostrano i recenti acquisti di armi (8 miliardi per i Leopard tedeschi) e l’operazione Aspides, che vede l’esercito italiano guidare una coalizione a difesa degli interessi di Israele e delle multinazionali occidentali nel mar rosso.

Sentimenti ben espressi nelle parole d’ordine di Cambiare Rotta, di Potere al Popolo e di USB, che hanno animato con un folto spezzone una parte del lunghissimo corteo tornato nei luoghi del pestaggio mattutino sino a Piazza del Cavalieri, dove e’ stata contestata la presenza della CGIL e di alcuni esponenti del centro sinistra, che in questi mesi di genocidio del popolo palestinese hanno speso parole di solidarietà a Israele e di condanna della Resistenza palestinese.

Il segnale che viene da Pisa, così come quelli che stiamo registrando in tante piazze italiane, dalle grandi metropoli alle città di provincia, ci ricordano l’importanza delle lotte di liberazione dal colonialismo imperialista come possibile detonatore per una più generale presa di coscienza.
La Resistenza palestinese sta svolgendo anche questa funzione, nel cuore di un paese ripiegato su se stesso, dove da tanti anni il conflitto sociale si esprime quasi esclusivamente dall’alto contro il basso.

La lotta contro il genocidio sionista delle popolazioni di Gaza e Cisgiordania assume così un valore ancora più importante, mettendoci in condizioni di unire quello che pareva impossibile mettere insieme sino ad ieri, dagli studenti agli operai, sino alle seconde generazioni di una classe operaia che proviene dai paesi nei quali la lotta per l’emancipazione dallo sfruttamento e dal colonialismo non si e’ mai fermata, dal medio oriente all’Africa, dall’Asia all’America Latina.

I soggetti che possono rovesciare questo mondo marcio sino alle sue fondamenta sono tra noi, occorre riconoscerli ed unirli, per dare una spallata al capitalismo ed ai suoi servi, espellendoli dalle piazze e dai palazzi del potere.