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L’Università di Pisa ha conferito il dottorato honoris causa in Ingegneria dell’Informazione a Federico Faggin

“Le differenze fondamentali tra l’intelligenza umana e quella artificiale sono dovute alla consapevolezza, che esiste nell’uomo ed è assente nella macchina”. Federico Faggin, figura eclettica di scienziato e imprenditore e tra gli italiani che più hanno operato nella Silicon Valley, ha introdotto così la sua Lectio Magistralis di mercoledì 30 ottobre ricevendo il dottorato di ricerca honoris causa in Ingegneria dell’Informazione da parte dell’Università di Pisa.

Dopo aver reso possibile con le sue invenzioni la nascita di tecnologie fondamentali per l’informatica quali il microprocessore, il touchpad e il touchscreen, Faggin ha dedicato le sue ricerche recenti al fenomeno della coscienza, arrivando alla conclusione che “la consapevolezza non può emergere soltanto dal funzionamento del cervello inteso come un computer, ma dipende in maniera fondamentale dalle proprietà quantistiche della materia, e potrebbe addirittura richiedere la scoperta di una ‘nuova fisica’”. “Se verranno usati correttamente – ha concluso Faggin rivolgendosi ai docenti e agli studenti dell’Ateneo pisano – i computer, i robot, e l’intelligenza artificiale ci permetteranno di amplificare in grande misura le capacità meccaniche della nostra mente liberandoci dalla schiavitù dei lavori ripetitivi, monotoni e senza significato, permettendoci di scoprire la magnificenza della vita”.

Prima di lui, la cerimonia di conferimento del dottorato honoris causa è stata aperta dal rettore Paolo Maria Mancarella, che nel suo saluto ha sottolineato come Federico Faggin sia “il figlio esemplare di quell’Italia, cresciuta negli anni Cinquanta quando eravamo ‘poveri ma belli’, che nonostante condizioni sociali e materiali imparagonabili a quelle odierne, guardava al futuro con speranza e sapeva sognare. Uno spirito che le nuove generazioni dovrebbero prendere a modello”. Sui più recenti interessi per il rapporto tra intelligenza umana e intelligenza artificiale, il rettore ha detto che “queste considerazioni di Faggin si rifanno alle radici, al suo essere italiano, alla nostra cultura umanistica che ha certamente avuto parte nella sua formazione e nelle sue caratteristiche creative e imprenditoriali”.

Nel leggere le Motivazioni del riconoscimento, il direttore del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Giuseppe Anastasi, ha evidenziato che “non sono molti gli scienziati in grado di avere una visione profonda del significato e del potenziale impatto delle proprie scoperte. E a riuscire a costruire le realtà e le filiere adatte a sviluppare questo potenziale. Faggin è uno di questi scienziati”. In chiusura il professor Anastasi ha ricordato il legame del premiato con l’Università di Pisa, “in ragione dei contributi intellettuali e umani dati da Federico Faggin, nonchè del suo recente impegno verso l’Ateneo in una serie di seminari e lezioni presso la Scuola di Ingegneria e nell’ambito del Simposio ‘The Mindscience of Reality’, che sono stati di grande ispirazione per molti studenti, docenti e ricercatori”.

Sul tema della consapevolezza si è soffermata anche la Laudatio tenuta dal professor Bruno Neri, ordinario dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, che ha individuato come caratteristica unitaria del percorso compiuto da Faggin “quella del visionario in grado di guardare oltre e anticipare il futuro… Senza timore alcuno di esagerare possiamo dire che il mondo sarebbe oggi ben diverso senza le intuizioni scientifiche e la visione imprenditoriale di Federico Faggin”. L’ultima attività di Faggin, ha concluso il professor Neri, mira a evidenziare quanto “l’approccio riduzionista, uno dei pilastri del Materialismo Scientifico imperante anche nelle Neuroscienze, sia inadeguato a rendere conto della complessità della Realtà che tutti sperimentiamo e che l’Universo sia pervaso da un principio cognitivo, non riducibile interamente alle leggi della Fisica come noi le conosciamo.  E così sposta di 180 gradi il focus del suo interesse scientifico: dal tentativo di trasferire su silicio alcune delle facoltà dell’intelligenza umana, a quello di penetrare il significato profondo del più misterioso degli enigmi, quello della Coscienza”.

Nel pomeriggio Faggin è intervenuto alla Scuola di Ingegneria per presentare il suo ultimo libro “Silicio”, un’autobiografia in cui parla del percorso professionale e delle ricerche sul tema della consapevolezza. Il dialogo è stato coordinato da Chiara Albicocco, giornalista scientifica di “Radio24”.