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Coronavirus, Toscana verso la fase 3. L’analisi di Ars dopo la riapertura

E’ quasi passato un mese dalla riapertura del 4 maggio, quindici giorni da
quella integrale del 18 maggio. Ars Toscana “scatta la fotografia”
sull’andamento della fase 2. La situazione in Toscana è del tutto
favorevole: nell’ultima settimana sono emerse complessivamente 47 nuove
diagnosi (nella mappa geografica qui sotto le nuove diagnosi dell’ultima
settimana rappresentate dai pallini blu): in media. 6,5 nuove diagnosi
giornaliere.

Ad oggi, tra operatori sanitari e popolazione generale sono stati
effettuati quasi 170.000 test sierologici (per approfondire
https://bit.ly/2TOGfOy
), più di quanti ne preveda la nuova indagine coordinata da Istat su di un
campione di popolazione italiana che si è avviata 10 giorni fa.

Nonostante non stia emergendo un numero considerevole di nuove diagnosi, il
sistema dei laboratori continua ad assicurare la media di 3.000 tamponi
ogni giorno. Gli stati clinici dei nuovi casi sono sempre più spesso
asintomatici (quasi il 90% nell’ultima settimana). I casi sono quindi
intercettati facilmente, e tracciati in modo efficace i loro contatti.

Bambini e giovani continuano a contrarre l’infezione assai poco
frequentemente (per approfondire: https://bit.ly/2U1UvE3
).

Da oggi è stata riaperta in modo integrale la mobilità tra le regioni. I
dati, in effetti, sono favorevoli per quasi tutte le regioni, anche secondo
il sistema di monitoraggio voluto dal Ministero della salute e implementato
da Istat. La curva italiana delle nuove diagnosi è però ancora
pesantemente condizionata dalla curva epidemica della Lombardia (continua a
rappresentare la metà delle diagnosi totali e nell’ultima settimana in un
paio di occasioni è arrivata ad essere il 70%.).

Questo richiede una certa attenzione su come si potrà muovere l’epidemia
nei prossimi giorni. La figura lo spiega piuttosto bene: le barre sono la
percentuale dei nuovi casi confrontati per le ultime due settimane per ogni
regione: in Lombardia questa settimana la percentuale dei nuovi casi risale
rispetto alla precedente, Liguria e Piemonte denunciano ancora una
percentuale di nuove diagnosi piuttosto considerevole rispetto alle altre
regioni (per approfondire: https://bit.ly/2WhgPLe
).

Se non consideriamo il dato del 25 maggio, in Toscana sono 58 i giorni in
cui il numero dei ricoverati per Covid-19 nei reparti dedicati scende, sono
ormai poco più di 25 le persone adesso ricoverate in terapia intensiva
(erano circa 300 all’inizio di aprile).

Oramai nei nostri ospedali si chiudono i reparti di terapia intensiva e si
riducono i posti letto dedicati fino a pochi giorni fa ai pazienti Covid,
questo permette di fare alcune considerazioni rispetto a quella che è
stata la gestione dei casi in Toscana. Come noto, la percentuale dei
ricoveri in Toscana è sempre stata piuttosto bassa rispetto alla casistica
attiva: attualmente è poco più del 10% dei casi attualmente positivi,
quintultima regione in Italia poco sopra al Veneto. In Toscana quindi si è
probabilmente seguito maggiormente i pazienti sul territorio, pazienti che
progressivamente si sono caratterizzati di più per stati clinici
asintomatici e/o pauci sintomatici. Solo la casistica più grave è stata
quindi indirizzata verso il ricovero, con un maggiore utilizzo delle
terapie intensive rispetto alle altre regioni. Le terapie intensive sono
state utilizzate anche verso casistiche che avrebbero potuto essere
trattate in reparti Covid ordinari, ma che i nostri clinici hanno gestito
in maggiore sicurezza e tranquillità all’interno dei reparti di terapia
intensiva.

Rispetto alla presa in carico territoriale, ricordiamo inoltre che, oltre
ai servizi dei Dipartimenti di Prevenzione, la Regione Toscana ha
strutturato un servizio territoriale, le cosiddette Usca – Unità speciali
di continuità assistenziale: grazie al sistema informativo unico
regionale, predisposto dal Settore sanità digitale e innovazione (e
illustrato in dettaglio nell’allegato all’ordinanza numero n. 34), è stato
possibile dotare gli equipaggi, su tutto il territorio regionale, di uno
smartphone con una app appositamente sviluppata, capace di raccogliere i
parametri vitali dei pazienti a domicilio e di registrare in tempo reale
tutte le prestazioni erogate. Questo servizio ha effettuato circa 75.000
prestazioni sul nostro territorio.

I guariti sono quasi l’80% di tutta la casistica toscana che ha preso il
virus. I tempi di guarigione da Covid sono un tema fondamentale, non solo a
livello dei meccanismi che regolano l’accertamento della negatività (dopo
15 giorni negli asintomatici, per esempio con doppio tampone di negatività
accertato), ma anche per una corretta interpretazione dei tempi di
svuotamento dei reparti ospedalieri e delle terapie intensive. Le analisi
condotte sui dati della Piattaforma dei casi toscani ci dicono che i tempi
di guarigione sono molto più lunghi di quello che leggiamo in letteratura:
la media è 35 giorni al di là degli stati clinici, e può arrivare ai 41
giorni sui casi clinici gravi. Tempi così lunghi di guarigione devono
prospettare studi maggiormente approfonditi sull’infettività dei casi
asintomatici.

Rispetto ai decessi, purtroppo al 2 giugno sono 1.053 le persone in Toscana
la cui causa di morte è direttamente attribuibile a Covid-19. La
numerosità media giornaliera si è abbassata nel corso delle settimane: 4
in media nell’ultima settimana, erano 25 alla fine di marzo.

Oramai è molto chiaro come fattori legati all’età e alla comorbidità,
oltre all’assenza di un trattamento efficace dedicato alla malattia, siano
determinanti nel produrre l’esito più grave. Le analisi dell’Ars sulla
Piattaforma ISS dei casi Covid hanno mostrato come un uomo abbia oltre due
volte il rischio di morire, una volta ammalatosi, rispetto a una donna.
L’effetto dell’età è altrettanto forte, con un progressivo aumento del
rischio per le classi d’età più elevate: già a partire dai 65 anni,
rispetto alla classe d’età 60-64 anni, il rischio aumenta di almeno due
volte e di fatto raddoppia al passaggio da una classe d’età all’altra.

Inoltre, a parità di età e genere, la probabilità di morire per un
malato Covid-19 con pregresse patologie croniche è circa 3 volte quella di
un malato di Covid-19 senza alcuna patologia: tra le patologie, i rischi
maggiori si osservano tra i pazienti con patologie neurologiche, renali o
respiratorie (per approfondire https://bit.ly/2ypxh30
).

Un recente studio Ars ha mostrato come l’eccesso di mortalità generale in
Toscana è stato contenuto, 9.4% a marzo e 10.7% ad aprile, rispetto ai 5
anni precedenti e come negli ultimi 10 giorni di aprile la mortalità torni
al di sotto di quell’attesa. Altro dato da sottolineare è che l’eccesso di
rischio di mortalità verificatosi ad aprile è spiegato totalmente dalla
mortalità attribuibile ai decessi certificati come Covid (per approfondire
https://bit.ly/36tGcNe <http://bit.ly/36tGcNe>
).

Alcune considerazioni finali su di un tema di stringente attualità. Cosa
possiamo dire sulla supposta minor carica virale del virus? Questo è un
tema che nelle ultime settimane ha appassionato molto media e scienziati,
nel tentativo di inquadrare altri fattori concorrenti, oltre alle misure di
distanziamento fisico operate dal lockdown. Sappiamo però come la perdita
di virulenza non sia al momento dimostrata in vitro o nell’animale da
esperimento. Quello che possiamo affermare con certezza, però, è la
continua e progressiva emersione di casi asintomatici o pauci sintomatici,
che in Toscana anche in quest’ultima settimana – che stiamo cominciando ad
utilizzare come verifica della prima apertura (vedi figura qui sotto) –
supera il 90% dei casi.

Il dato della minor gravità dei casi (e non del virus) che i servizi
territoriali e ospedalieri toscani stanno incontrando lo si desume anche
dalla percentuale di utilizzo delle terapie intensive sui casi totali
(compresi i deceduti e i guariti). In Toscana e in Italia la quota dei più
gravi (identificati dai ricoveri in terapia intensiva sui casi totali)
continua a scendere e ad oggi si assesta allo 0,2%. Questa discesa è stata
continua da almeno 60 giorni, si è confermata anche nei momenti in cui il
sovraccarico ospedaliero era più presente (inizio aprile) e sembra non
dipendere dall’ampliata offerta dei tamponi, (che potrebbe aver portato ad
identificare una quota maggiore di asintomatici). Sicuramente su questo
fenomeno può aver influito una maggiore conoscenza delle terapie che hanno
un impatto in tempi precoci sulla malattia, permettendo ai soggetti lievi
di non declinare verso stati clinici gravi.

Ma la figura che meglio spiega la minor presenza di casi gravi sul totale
della casistica è la percentuale di primi ricoveri sul totale dei casi per
settimana di epidemia all’effettuazione del tampone: questa percentuale
cala drasticamente e incessantemente rispetto ai casi evidenziati nella
prima settimana di aprile fino ad oggi.

Se non possiamo dire quindi che il virus sia meno aggressivo, possiamo
sicuramente affermare che la quota di casi gravi diminuisce e che questo
non è il mero risultato della percentuale dei nuovi casi che sta
diminuendo.

“Al di là della numerosità dei casi, che potrà oscillare nei prossimi
giorni grazie al maggiore movimento delle persone e alla totale riapertura
avvenuta – conclude Fabio Voller coordinatore dell’Osservatorio di
epidemiologia dell’Ars Toscana – tutti gli indicatori epidemiologici a
nostra disposizione restituiscono una fotografica confortante rispetto alla
diffusione dell’epidemia nella nostra regione. Ovviamente dobbiamo passare
un messaggio di attenzione alla popolazione, soprattutto su elementi
talvolta ancora presi poco in considerazione come il costante lavaggio
della mani (oltre all’utilizzo della mascherina in ambienti chiusi). Ora
che la mobilità è stata ripristinata in tutta la penisola, serve
continuare a monitorare l’eventuale emergere di nuovi focolai e di nuovi
casi gravi, eventuali “sentinelle”di una nuova recrudescenza
dell’infezione”.