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Confcommercio Pisa: lettera al Governo per salvare le imprese

“I negozi sono luoghi sicurissimi, perché si entra solo con la mascherina, ci si sanifica le mani, si rispetta il distanziamento e tutte le prescrizioni previste. Per noi la sicurezza è una priorità assoluta, per questo un eccesso di allarmismo non serve a nessuno”. A parlare è Federica Grassini, presidente di Confcommercio Provincia di Pisa: “Questi continui e ripetuti annunci drammatici, creano panico e condizionano fortissimamente le persone, i comportamenti di acquisto e di conseguenza la tenuta dell’economia”. Una economia che a detta della presidente fa acqua da tutte le parti, tanto che l’associazione pisana ha scritto e recapitato direttamente al Governo una lettera con tre richieste fondamentali: cancellazione delle tasse, contributi a fondo perduto, sostegno al credito”.

“I dati in nostro possesso sono drammatici” – spiega Grassini: “se non si interviene con decisione cancellando le tasse perderemo definitivamente non solo la possibilità di agganciare la ripresa economica, ma non si riuscirà ad evitare migliaia di chiusure delle imprese del commercio, del turismo e del terziario. Ci sono intere filiere che hanno azzerato i loro fatturati, pensiamo non solo al turismo e ai pubblici esercizi, ma anche alla moda, settore nel quale opero personalmente. L’emergenza Covid ha riportato i consumi ai livelli più bassi degli ultimi 25 anni, parliamo di 116 miliardi di euro in meno nel 2020, di cui 10 miliardi nella sola Toscana. E nel settore moda, stimiamo una perdita di 15 miliardi di euro a fine anno, la probabile chiusura definitiva di qualcosa come 17 mila punti vendita e la perdita di lavoro per 35 mila addetti. E’ inevitabile, se per 10 settimane abbiamo fatturato zero, con tutta la mezza stagione saltata, cerimonie comprese.

“Noi ci siamo e continuiamo a dare un servizio, attenti e ligi alle regole per garantire il massimo della sicurezza. Allo stesso tempo è necessario un senso di responsabilità da parte di tutti, compresa una informazione il più possibile scientifica. Il Governo deve darci sostegni concreti e immediati, altrimenti la ripartenza sarà impossibile” – conclude la presidente di Confcommercio.

Nella lettera indirizzata al Governo Italiano, sono evidenziate tre richieste fondamentali:

Tasse e Tributi– Considerando la situazione attuale, è ineludibile la cancellazione tout court di tutte le tasse a carico delle imprese (Imu, Tari, Irpef, Inps, Inail) relativamente all’anno in corso, sull’esempio di quanto già fatto a livello locale da parte di molti comuni e non il semplice posticipo o rinvio delle stesse. Auspicabile anche un taglio dell’IVA per favorire il rilancio dei consumi interni. Inoltre, considerando che l’Agenzia delle Entrate sta inviando oltre 9 milioni di cartelle esattoriali, considerata la grave crisi di liquidità in cui versano imprese e lavoratori autonomi a causa dell’emergenza economica e sociale dovuta alla pandemia da COVID-19, ritieniamo opportuna una ulteriore proroga dell’azione di riscossione dei tributi già iscritti a ruolo.

Contributi a fondo perdutoSenza l’immissione di liquidità fresca per fronteggiare l’emorragia di incassi, le aziende finiranno per morire di debiti, tra bollette, fornitori, stipendi, burocrazia. Il contributo a fondo perduto dovrà essere corrisposto in una percentuale assai significativa dei mancati incassi dovuti a chiusura, restrizioni, crollo dei consumi e di presenze, attingendo anche alle ingenti risorse del Recovery Fund.

Credito – Segnaliamo l’urgente necessità di uno sblocco finanziamenti anche per quelle imprese che a marzo 2020 non avevano onorato in modo puntuale le rate derivanti da prestiti o non erano in regola con i contributi previdenziali, visto che nel 2020 la pandemia ha aggredito un sistema economicogià provato da dieci anni di crisi economica. La situazione è grave ed esiste un’ampia fascia di aziende che non riesce ad accedere a nessuna tipologia di sovvenzione o finanziamento perché non hanno avuto la possibilità di sostenere i crediti in essere. Non stiamo parlando di “cattivi pagatori” da anni nelle black list della Centrale Rischi, ma di piccole imprese che stavano cercando di onorare il credito ottenuto col proprio lavoro e sarebbero probabilmente riusciti a stare a galla se non fosse sopravvenuta l’epidemia e il conseguente lockdown. Oltre a mantenere le garanzie attraverso Medio Credito Centrale, lo stato dovrebbe farsi carico di rimborsare i costi derivanti dagli interessi passivi dei finanziamenti, così da permettere alle aziende di rimborsare solo il capitale che è stato loro prestato.