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La proposta di Confcommercio per sopravvivere alla zona rossa: “Vendite su appuntamento per negozi e gioiellerie”

“Sopravvivere alla zona rossa con le vendite su appuntamento per negozi di abbigliamento, calzature e gioiellerie”. E’ questa la richiesta urgente che Confcommercio Provincia di Pisa ha inoltrato questa mattina al Prefetto Castaldo, rispetto ad un settore ormai ridotto allo stremo a causa delle continue chiusure. “C’è una inaccettabile e illogica discriminazione tra commercio che può aprire e commercio che non può aprire, e i negozi di moda, calzature e gioiellerie sono le attività commerciali tra le più penalizzate in assoluto” – chiarisce la presidente Federica Grassini: “ Ad oggi sono già chiusi oltre 200 mila negozi del settore moda e la contabilità delle chiusure aumenta inesorabilmente di giorno in giorno. Stiamo assistendo ad un disastro economico senza precedenti, venti miliardi di consumi bruciati in un anno, per un settore come quello della moda fortissimamente legato alla stagionalità. Con questa primavera è già la terza stagione che va in fumo, con tutte le conseguenze in termini di perdita di fatturato e giacenze di magazzino che resteranno invendute. E’ evidente che andare avanti in queste condizioni è oggettivamente impossibile”.

“Da qui la nostra richiesta al Prefetto di poter aprire in deroga per i negozi di abbigliamento, calzature e gioiellerie, a condizione che la vendita in presenza avvenga esclusivamente su appuntamento, sull’esempio di quello che già accade in molti paesi del nord Europa” – sottolinea ancora la presidente di Confcommercio.

La vendita su appuntamento, nel rispetto rigoroso dei protocolli di sicurezza che già esistono, garantisce da ogni tipo di rischio di contagio e assembramento, e rappresenterebbe, soprattutto per i negozi più piccoli, una valvola di ossigeno ora più che mai necessaria per continuare a sopravvivere” – aggiunge il direttore Federico Pieragnoli, che conclude: “Serve una svolta, ricominciare a dare qualche certezza e una prospettiva di futuro a imprese che non hanno più nessun tipo di sostegno”.