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Frena in novembre la domanda di lavoro in provincia di Pisa: +2% rispetto al 2019

Tendenza con segno positivo per la domanda di lavoro delle imprese pisane con dipendenti del settore industriale e dei servizi anche per il mese di novembre. Il dato, tuttavia, è inferiore alle attese e soprattutto ben al di sotto del dato regionale e nazionale. A dirlo sono i dati del Sistema informativo Excelsior, indagine realizzata da Unioncamere in collaborazione con ANPAL ed elaborati dalla Camera di Commercio di Pisa. Sono infatti 2.630 le entrate previste dalle imprese pisane con dipendenti: un incremento di 800 unità rispetto allo stesso mese del 2020 (+44%), ma la comparazione rilevante è con il mese di novembre 2019, periodo prepandemico, che fa registrare un aumento di appena il 2%.

Salta agli occhi il confronto con il dato regionale e nazionale: in Toscana, infatti, la previsione di di novembre 2021 corrisponde ad un +32% rispetto allo stesso mese del 2019 e, a livello nazionale, l’incremento rispetto al 2019 è del +33%.

Il punto di vista del Commissario Straordinario della Camera di Commercio di Pisa, Valter Tamburini

“Pur in presenza di una tendenza a crescere della domanda di lavoro espressa dalle aziende pisane, non possiamo non rilevare una frenata nel mese di novembre che pone Pisa, ben al di sotto del dato regionale e nazionale. A perdere terreno, e a fare la differenza rispetto ad altri territori, sono due comparti di rilievo del sistema economico provinciale come turismo e commercio i cui risultati andranno attentamente monitorati nei prossimi mesi. Resta severo, ma in linea con il quadro nazionale, il gap domanda-offerta di lavoro. Si tratta di un tema che la Camera di Commercio considera di prioritaria importanza e sul quale, in collaborazione con la Fondazione ISI, intende continuare ad impegnarsi con percorsi dedicati alla formazione ma anche con iniziative di sensibilizzazione relative alla scelta dei percorsi di studio e professionali.”

Nel 73% dei casi, la domanda di lavoro è trainata dai contratti a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita) mentre per il restante 27% le entrate previste saranno di tipologia stabile, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato. Le assunzioni si concentreranno per il 54% nel settore dei servizi e per il 70% nelle imprese con meno di 50 dipendenti.

Il 26% dei contratti sarà offerto a personale under 30 e per il 70% delle entrate continua ad essere richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore. Anche a novembre la difficoltà per le imprese nel reperire personale con i profili ricercati resta alta: il 38% delle entrate previste, lo stesso dato del novembre di due anni fa.

Cresce la domanda nel manifatturiero e nelle costruzioni, e frenano i servizi 

A livello settoriale la domanda di lavoratori che si registra in provincia di Pisa nel mese di novembre 2021 viene soprattutto dal settore dell’industria, con 280 unità in aumento rispetto al novembre 2019 pari ad un +30%. In dettaglio, cresce il manifatturiero (+16%) e si fanno sentire in maniera marcata gli effetti dei “bonus” per il settore edile che, con 150 unità in più, fa registrare a novembre 2021 un raddoppio rispetto allo stesso mese del 2019.

Tendenza negativa invece per i servizi, all’interno dei quali crescono del 3% soltanto quelli alle imprese, mentre frenano significativamente commercio (-34%) e turismo (-24%) ma anche i servizi alle persone (-9%).

Difficili da trovare operai specializzati ma anche tecnici sanitari, informatici, chimici, cuochi e personale non qualificato per le pulizie

Le assunzioni di difficile reperimento a novembre 2021 si assestano al 38% delle figuere ricercate: un valore tutto sommato in linea con quello registrato a novembre 2019. Tra le professioni ad elevata specializzazione, sono difficili da reperire, gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche ed i tecnici della sanità, dei servizi sociali e dell’istruzione (il 54% dei casi per entrambe le categorie). Tra le professioni dei servizi, le maggiori difficoltà di reperimento di personale si registrano tra i cuochi, i camerieri e le altre professioni dei servizi turistici (il 49% dei 220 posti offerti) e tra gli operatori dell’assistenza sociale (il 57% dei 50 posti disponibili). Gli operai specializzati difficili da trovare sono quelli del legno (56% dei casi ), delle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche (52% dei casi) e dell’industria alimentare (il 50%). Complessa la situazione dei conduttori di mezzi di trasporto: il 48% è di difficile reperimento. Non agevole da trovare anche il personale non qualificato nei servizi di pulizia (il 49% dei 130 posti in offerta).

Stabile la quota di assunzioni destinata a personale diplomato

A novembre 2021, le posizioni offerte ai laureati rappresentano il 16% di quelle complessivamente offerte e il dato ricalca puntualmente quello dello stesso mese del 2019. In calo la quota di personale in possesso di diploma (27% contro il 33% del 2019). Flessione ancora più netta per la quota di ingressi di personale con qualifica o diploma professionale (il 19% contro il 33% del 2019). Considerando i titoli di studio chiesti ai neo-assunti, a novembre la quota più consistente continua ad essere appannaggio del personale con la sola scuola dell’obbligo: 37% contro il 19% di due anni fa.

L’indagine

I dati provengono dall’analisi della Camera di Commercio di Pisa sui dati del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con ANPAL, sulla base delle entrate previste dalle imprese con dipendenti dell’industria e dei servizi a novembre 2021: un’indagine che ha coinvolto in provincia di Pisa un campione di 927 aziende in tre tornate di indagine mensili. Le informazioni sui flussi di entrate programmate dalle imprese riguardano le attivazioni di contratti di lavoro (a tempo indeterminato, a tempo determinato, stagionali, a chiamata, apprendistato, in somministrazione, di collaborazione coordinata e continuativa ed altri contratti non alle dipendenze) della durata di almeno un mese solare (pari ad almeno 20 giornate lavorative) per il trimestre oggetto di indagine.