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CNA FITA Pisa dice no alla riforma e al pedaggio per i mezzi pesanti

Una presa di posizione che va a rimarcare le forti perplessità dell’associazione di categoria in ordine alla concreta realizzazione di un progetto e, non da ultimo, all’iniqua e ingiusta modalità di reperimento dei finanziamenti.

“Nella delibera della Giunta Regionale toscana (n. 1142 dello scorso 8 novembre) sono previste tra le modalità di finanziamento della nuova società una gestione efficace e efficiente degli impianti pubblicitari e relative entrate, pedaggiamento dei mezzi pesanti, previsione delle entrate da sanzioni in coerenza con l’attuale convenzione o scenari alternativi previsti dal codice della strada – incalza Calvani -. Qual è il principio secondo il quale debbano essere soltanto i mezzi pesanti a farsi carico dei costi per la gestione della FIPILI? Oltre ad esser poco etico, questo risulta del tutto iniquo ed ingiusto”

Ferma la posizione di CNA FITA Pisa che, così come denunciato da CNA Fita Toscana che, relativamente alla Fi-Pi-Li ha più volte e invano richiesto un confronto con la Regione, sottolinea che “quella contro il pedaggio dei mezzi pesanti è una battaglia che l’associazione di categoria sta portando avanti da mesi, sia nei confronti della Regione che di altri soggetti. Risale infatti a pochi giorni fa la contrarietà espressa contro la previsione del DL Infrastrutture che concede ad ANAS la possibilità di creare una società in-house per le infrastrutture di sua gestione, rendendole a pagamento”.

“Come associazione di categoria ci preme sottolineare – prosegue Calvani – che la Regione va ad introdurre un pedaggio esclusivamente a carico dei mezzi pesanti con il rischio che vengano tassati solo i trasportatori toscani”.

Infine un occhio alle altre situazioni del Paese: “In nessuna parte d’Italia vi sono strade in cui il pedaggio è previsto solo ed esclusivamente nei confronti di una sola categoria produttiva, per di più vitale per l’economia – conclude Calvani -. I mezzi pesanti infatti, percorrono la superstrada non per convenienza ma per soddisfare le necessità degli insediamenti produttivi che nel corso degli anni si sono sviluppati lungo la SGC e che quotidianamente hanno bisogno di ricevere e spedire merce. Ciò dimostra anche una mancanza di visione politica nei confronti delle infrastrutture, considerate come mero costo di bilancio e non come strumento di sviluppo’’.