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Rinascita del calcio italiano: si può ripartire dai talenti della Serie B

Rinascere dalle ceneri e cogliere opportunità da una delusione. Queste alcune riflessioni dopo la sconfitta della Nazionale di Roberto Mancini contro la Macedonia del Nord che ha impedito agli azzurri di sperare nella qualificazione ai Mondiali in Qatar il prossimo inverno. Se si pensa poi che la nazionale Campione d’Europa non figurerà tra le pretendenti alla Coppa del Mondo l’amarezza e gli interrogativi si moltiplicano.

Fra ipotesi che si inseguono, c’è una certezza dalla quale ripartire: il calcio italiano è rimasto bloccato al trionfo di Euro2020 e non è stato in grado di dare continuità con un nuovo progetto che potesse integrare i giovani talenti emergenti. Da qui la necessità di dare nuova linfa all’intero movimento per poter rifiorire.

I dati però indicano che il nostro calcio è popolato sempre più da stranieri e risulta molto più difficile cercare ragazzi italiani di belle speranze da far crescere: in base ai dati del Cies, l’Osservatorio del calcio, solamente Empoli e Genoa riescono a mantenere la percentuale di stranieri presenti in rosa al di sotto del 50% in Serie A. Numeri, purtroppo, in crescita costante da cinque anni a questa parte. Allargando poi l’analisi al Primavera, gli stranieri presenti salgono addirittura al 70%. Da questo punto di vista, la Serie B rappresenta un’eccezione e l’opportunità di cui si parlava per ripartire.

Il secondo campionato professionistico italiano prova faticosamente a invertire la rotta, benché le risorse siano limitate e i costi e gli organici delle squadre che retrocedono dalla Serie A siano ingenti e tali da non permettere al “paracadute” di ammortizzarli adeguatamente. La pandemia poi ha contribuito ad aggravare i bilanci per via dei mancati ricavi da stadio. Nonostante un insieme di problemi che la Serie B ha dovuto ereditare da più parti, la seconda lega calcistica italiana, si fa portavoce e promotrice del rinascimento azzurro, con il Presidente Mauro Balata schierato in prima linea.

Puntare sui giovani, rilanciare i vivai, creare nuove strutture per la crescita del talento italiano. Questi i punti che caratterizzano il movimento Serie B e che accompagnano la nazionale Under 21 del CT Paolo Nicolato. Infatti, la metà dei convocati milita nel campionato cadetto grazie al lavoro svolto dalle associate e i nomi su cui puntare per il futuro sono numerosi e tutti da scoprire. Partendo dalle novità più recenti, si pensi a Cambiaghi del Pordenone e a Gaetano della Cremonese: in particolare, i grigiorossi capilista, guidati da Fabio Pecchia, hanno messo in vetrina profili di assoluto valore come il portiere Carnesecchi, il difensore Okoli, il centrocampista Fagioli, calciatori, tra l’altro, inseriti nell’ultimo stage a Coverciano con la Nazionale maggiore. Quindi, il Pisa con Lorenzo Lucca, la Spal con Colombo ed Esposito, la Reggina con Cortinovis e Turati, il Crotone con Canestrelli e Mulattieri, il portiere del Lecce Plizzari, Pirola del Monza, Florenzi del Cosenza.

I nomi non mancano di certo e la Serie BKT si dimostra un laboratorio sempre in fermento. L’impegno profuso meriterebbe maggiori risorse dal sistema, anzi sarebbe opportuno che venisse preso come esempio virtuoso per il futuro del calcio italiano.

Nonostante l’emergenza sanitaria, si prosegue con la valorizzazione del talento, della cosiddetta “linea verde”, con il Presidente Balata che aveva rilevato anzitempo la necessità di riaprire gli impianti sportivi al pubblico per evitare danni ingenti all’intero sistema calcio.

Pur con tutte le difficoltà di un contesto mai visto prima, la Serie B sta regalando ai propri tifosi e agli appassionati un campionato quanto mai avvincente, intenso e ricco di bel gioco. I giovani sopracitati costituiscono il fattore determinante all’effervescenza della competizione e i numeri lo testimoniano: un calciatore su quattro in B è un under 21 italiano (25,50% del totale) e, più in generale, circa 3/4 sono italiani.

Il Benevento è la società con la percentuale più elevata di under 21 italiani (circa il 40,5% dei suoi tesserati), mentre Crotone, L.R. Vicenza e Lecce contano nelle rispettive rose 20, 19 e 18 elementi.

In termini di minuti giocati, la Cremonese guida anche questa classifica, a dimostrazione che vi è un ritorno concreto se si investe correttamente sui giovani italiani. Se il dato medio di utilizzo di under 21 azzurri in B è pari al 7,65%, i grigiorossi del Presidente Arvedi possono vantare il 26,85% dei minuti totali disputati dalla squadra. A seguire la Spal di Joe Tacopina con il 17,68%, quindi il Pordenone (16,41%), il Crotone (14,90%), la Reggina (11,34%) e l’Alessandria (11,13%).

Restringendo ulteriormente l’analisi a partire dal 2022, si può notare un lieve aumento in termini percentuali dei giovani impiegati (7,87%) con la Cremonese ancora una volta in testa per minuti giocati dai suoi baby talenti (28,11%).

In più, i ragazzi che popolano il campionato di Serie B portano in dote un bottino di gol di tutto rispetto: alla 30a giornata, gli under 21 italiani sono arrivati a 48 reti delle 757 realizzate. Per cui, il patrimonio calcistico nazionale ha in sé tutte le carte in regola per rifiorire grazie all’enorme lavoro che la Lega Serie B porta avanti da tempo, nonostante le innumerevoli difficoltà riscontrate. Sarebbe opportuno premiare gli sforzi prodotti, con maggiori risorse a chi, come la Serie B, rappresenta il bacino dal quale attingere i campioni di domani. Solo così si può generare un circolo virtuoso fra prima e seconda divisione per valorizzare al meglio il calcio nostrano e tornare all’apice dei palcoscenici internazionali.