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Francesca Cecconi (Unione Popolare): “Università di Pisa? Tanto privato e poco pubblico”

In nome della ormai “sacrosanta” Terza Missione, ovvero dell’insieme di azioni pianificate dalle università per trasferire al mondo produttivo le scoperte della ricerca scientifica, che ormai sta diventando l’obiettivo principale degli Atenei, a discapito di ricerca di base e didattica, già da anni l’Università di Pisa ha stipulato una convenzione con Confindustria, per far dialogare imprese e ricercatori, con particolare attenzione all’Industria 4.0. Ultimamente questo rapporto con l’impresa e con l’interesse privato sta diventando sempre più stretto ed esplicito.

Le attività legate alla Terza Missione prevedono, oltre al trasferimento tecnologico, l’organizzazione di iniziative educative e culturali, la tutela della salute, la formazione continua, ecc. Tutte azioni che, sulla carta, potrebbero apparire positive e meritorie. Peccato che poi nella pratica tutto ciò si traduca in una spinta alla costruzione di un pensiero unico imprenditoriale e, sostanzialmente, nella creazione di un connubio costante tra pubblico e privato, dove sono gli interessi di quest’ultimo a prevalere.

Le iniziative organizzate dall’Ateneo, che hanno visto come protagonista proprio Confindustria, si sono moltiplicate in questi anni e dimostrano in maniera patente quanto sta accadendo. Da ultimo, il seminario svoltosi lo scorso 5 aprile, presso l’Unione Industriale Pisana, dal titolo “Il dottorato di ricerca con le imprese”, ci pare molto significativo, perché dichiaratamente teso a “rafforzare la collaborazione tra sistema pubblico di ricerca e sistema privato”, anche in ragione delle novità introdotte dal PNRR. In realtà, dietro la facciata di tale collaborazione, che prevede il finanziamento (al 50%) di borse di studio di dottorato da parte delle imprese, si nascondono lo sfruttamento di manodopera giovanile a basso costo e l’interesse privato che piega i progetti di ricerca a proprio vantaggio e per i propri scopi, indirizzando quella che dovrebbe essere ricerca pubblica e libera, solo verso interessi industriali.

Ebbene un’amministrazione comunale come quella di Pisa non può, a mio avviso, rimanere silente di fronte a tale deriva nell’Ateneo cittadino. Se una Terza missione ci deve essere, questa deve prevalentemente potenziare la funzione pubblica e sociale dell’Università, che deve trasmettere sì conoscenza, ma a vantaggio della collettività tutta e non solo dell’industria, e contribuire alla formazione di una coscienza critica nei cittadini, promuovendo lo sviluppo sociale, culturale e materiale del territorio in cui risiede.