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I Carabinieri recuperano lo smartphone rubato grazie all’app di posizionamento

“E’ la prima volta, a mio ricordo, che i Carabinieri abbiano trovato qualche cosa!” chiosava, incredulo e divertito ad un tempo, ma non senza fastidio, il barone Lo Vasto – un eccezionale Camillo Mastrocinque – duellando con il Pretore Guido Schiavi (Massimo Girotti, solenne e magistrale nell’interpretazione), nella celeberrima opera cinematografica “In nome della Legge” del compianto, intenso e visionario Pietro Germi; era il finire dei ‘40, si girava a Sciacca (ma poteva essere anche Barrafranca…), incantevole vulcanica città in terra agrigentina, dove il Maestro – che era di Genova – sarebbe poi ritornato a tessere (in un meraviglioso ’63) la trama centrale della sua trilogia tanto ammirata, altro pezzo di storia del Cinema italiano.
Venendo a noi, a Pisa, i Carabinieri della locale Compagnia, ricevuta la denuncia di furto di uno smartphone di nota marca, venivano allertati dalla Centrale Operativa dell’Arma, poiché la vittima aveva
segnalato di aver individuato, tramite specifica applicazione, la posizione del proprio cellulare.
I militari, senza perder tempo, raggiungevano il luogo oggetto di segnalazione e, sull’uscio di casa, sorprendevano la persona – denunciandola per ricettazione – con il cellulare oggetto di furto,
restituito al legittimo proprietario.
Inoltre, all’interno dell’appartamento, i Carabinieri rinvenivano altri 6 telefoni cellulari e 2 PC portatili, per i quali non venivano fornite giustificazioni, posti sotto sequestro.
I Carabinieri ritrovano, ritrovano eccome.
Dissolvenza…

Ah, come dimenticare? Il Maresciallo dei Carabinieri, quello che ritrova le mule al barone, ha l’imponenza scenica di Saro Urzì, immenso ed autorevole, che dietro ad un ciak in campo-motoreazione, da Brescello (RE) a Savoca (ME), tanto ha tenuti incollati allo schermo gli occhi di un’Italia che cresceva e sognava, nel disincanto delle torride estati del boom.