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Anche Pisa ha una squadra di Baskin

Ora anche Pisa, – si legge in un articolo di Oltre segnalatoci dall’amico Franceschino – come almeno altre 123 province italiane, ha una squadra di baskin, il basket integrato che mette a confronto due squadre nelle quali convivono persone potenzialmente di ogni età, donne e uomini, normodotati e disabili, che riescano a dirigere una palla verso un canestro, al limite utilizzando un piano inclinato.
La nuova formazione cittadina si chiama Baskin Angeli Con Un’Ala Ies, nata da un’idea di Antonio Rossi, impegnato nell’Unitalsi (associazione per il trasporto degli ammalati nei luoghi di culto) e referente del progetto “I bambini delle fate”, a sostegno dei ragazzi autistici.

La Ies Sport, società cestistica pisana, si apre quindi al baskin, coinvolgendo in prima persona Paolo Campani, coach della Ies Sport maschile nel campionato di Promozione.

«Stavo cercando – racconta Rossi nell’articolo riportato da Oltre – un modo per far fare attività fisica ai disabili. Io tiravo con l’arco, ma ho capito che non era lo sport giusto, perché avrebbe fatto selezione e non tutti avrebbero potuto praticarlo. Poi ho scoperto il baskin, che invece è rivolto a tutti. Allora a 73 anni mi sono iscritto al corso per allenatori a Ferrara.».

Cosa è il baskin? – prosegue l’articolo su Oltre – È un’attività ispirata al basket, inventata nel 2003 a Cremona in un contesto scolastico dalla collaborazione di genitori, insegnanti di educazione fisica e di sostegno. Il campo di gioco è quello classico, con l’aggiunta di due coppie di canestri laterali, alti rispettivamente 2,20 metri e 1,10. Si utilizzano palle di dimensioni diverse. I ruoli sono 5: “1”, riservato a chi non cammina, ma riesce almeno ad aprire e chiudere le mani per appoggiare la palla in un piano inclinato e dirigerla verso un canestro laterale di 1.10 metri; “2”, per chi non corre, ma può tirare al canestro di 2.20 metri; “3”, per chi si muove con difficoltà (ad esempio cerebrolesi e autistici); “4”, per persone che hanno qualche problema di mobilità (anche legato all’età); “5”, riservato agli atleti a tutti gli effetti.

Questi ultimi non sono i principali artefici delle eventuali vittorie (o colpevoli delle sconfitte), perché per regolamento possono concludere a canestro solo tre volte in ciascun tempo di gioco, quindi, terminate le opportunità personali (o anche prima), devono passare la sfera ai compagni nel campo principale o a quelli posizionati nell’area protetta dei canestri laterali.

Anche nelle marcature i numeri 5 non possono far pesare troppo le proprie abilità: un giocatore può contrastare solo avversari di ruolo uguale o superiore, dunque i 5 possono affrontare solo altri 5, mentre non devono ostacolare gli altri.

Un equilibrio assoluto – conclude l’articolo su Oltre – regna anche nelle formazioni in campo: una donna deve essere sempre presente e la somma dei ruoli non può superare la soglia di 23. Aumentare quindi il numero dei 4 o 5 significa ridurre il totale.

 

A Pisa l’attività viene svolta il mercoledì alle ore 15 presso la palestra del seminario in via San Francesco.

 

Foto di copertina tratta dal sito oltre.altervista.org