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Dopo un lungo periodo di osservazione e di studio del fenomeno delle cosiddette “baby gang”, la Polizia di Pisa, al termine di una attività di indagine, ha tratto in arresto tre giovani di età comprese tra i 20 ed i 24 anni, responsabili a vario di titolo dei reati di rapina, concorso in estorsione, spaccio di sostanze stupefacenti (marijuana, hashish, cocaina), porto abusivo di armi.
Gli investigatori della Squadra Mobile di Pisa, della Sezioni Criminalità Organizzata e Antidroga, impegnati su più fronti nel contrasto alle forme delittuose legate allo spaccio di stupefacenti, da tempo monitoravano una serie di episodi di violenza, maturati in prevalenza negli ambienti dei giovanissimi, a volte poco più che adolescenti. Tali episodi, concretizzatisi in risse in locali della movida, aggressioni, atti di vandalismo e scorribande, che ad una prima lettura ed interpretazione sembravano essere riconducibili a singoli atti di bullismo, si sono rivelati invece essere legati tutti da un unico filo conduttore, che è risultato essere lo spaccio di droga, attività gestita in via prioritaria da uno degli arrestati, un ventiquattrenne di origini albanesi.
In particolare, da una attenta e minuziosa attività di raccolta di dichiarazioni da parte delle molteplici vittime, è stato assodato che l’albanese D.M., da anni residente a Pisa e ben inserito nel tessuto sociale, aveva creato una sua rete di distribuzione di sostanze di vario tipo nella quale si avvaleva della collaborazione di giovani pisani, spesso studenti ed a volte anche minorenni, attratti dalla facilità di guadagno.
Ma il meccanismo, dai quali i giovani credevano di trarre profitto, si è rivelato essere una vera e propria trappola, per uscire dalla quale erano costretti a pagare somme ingenti. Infatti l’albanese che in un primo tempo forniva ai ragazzi considerevoli quantitativi di droga lasciando, credere di poter pagare comodamente ed in tempo diluiti, iniziava ben presto a chiedere il recupero delle somme. Qualora i suoi debitori non fossero stati in grado di soddisfarlo, li costringeva a spacciare altra droga al fine di assicurarsi i proventi illeciti.
Le vittime, una volta accumulati debiti ingenti, cadevano così in una spirale di violenze che l’uomo, collaborato dai suoi giovani sodali, poneva in essere mediante minacce, spesso con l’uso di pistole e percosse, al fine di costringerli a restare a lui legati dai molteplici vincoli della droga e del denaro.
Ma grazie all’attività della Squadra Mobile pisana ed alla rete di informazioni acquisite, si veniva a conoscenza di un gravissimo episodio di violenza avvenuto a fine gennaio sul litorale, che vedeva come vittima un giovane studente diciottenne. Il ragazzo, debitore nei riguardi dell’albanese di una grossa somma di denaro, picchiato e minacciato di morte con una pistola, in un primo momento tentava di negare quanto accadutogli. Ma non potendo nascondere gli evidenti segni sul viso delle percosse subite, si apriva ai poliziotti che riuscivano a far luce sull’intera vicenda. Nel seguito dell’indagine sono emerse altre figure di vittime, che determinatesi ad uscire dal vortice di violenze, hanno rilasciato importanti dichiarazioni che, collimanti per ricostruzione e per protagonisti, hanno avvalorato le ipotesi degli investigatori. Infatti, sulla scorta degli elementi raccolti, la Procura della Repubblica di Pisa emetteva dei provvedimenti custodiali in carcere nei confronti del predetto D.M. e dei suoi sodali, P.L. e D.M.E., entrambi di anni venti. Nel corso delle perquisizioni nei confronti degli indagati, è stata sequestrata l’ingente somma in contante di circa 9.000,00 euro, sostanze stupefacenti pronte per lo spaccio, una pistola sulla quale sono in corso accertamenti ed altro materiale ritenuto utile alle indagini.