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Gioco del Ponte, battaglia che da secoli anima la città: appassionò Vittorio Alfieri, divertì Santa Caterina e venne musicata da Antonio Salieri

Pisa si prepara all’appuntamento più atteso con la tradizione, il Gioco del Ponte. Sabato 29 giugno, infatti, la parte nord (Parte di Tramontana) con quella sud (Parte di Mezzogiorno) si sfideranno sul Ponte di mezzo, il ponte centrale che unisce la città attraversata dal fiume Arno. Prima della “battaglia” sfila il fastoso corteo storico sui Lungarni cittadini.

Nella disputa 12 Magistrature (quartieri) riunite nelle Parti di Tramontana (Santa Maria, San Francesco, San Michele, Mattaccini, Calci, Satiri) e Mezzogiorno (Sant’Antonio, San Martino, San Marco, Leoni, Dragoni e Delfini) cercheranno di diventare “padrone” del Ponte e conquistarne la metà occupata dagli avversari, spingendo uno speciale carrello di oltre sette tonnellate che scorre su cinquanta metri di rotaie. Le squadre della Parte di Tramontana si oppongono a quelle di Mezzogiorno in sei avvincenti duelli, cercando di costringere l’avversario a retrocedere. Nel 2018 riuscì a prevalere la Parte di Mezzogiorno per 4 a 3 dopo una serie di combattimenti molto combattuti.

Impressionante, infatti, è la forza fisica impiegata dai duellanti che si sfidano, non a caso selezionati per la loro stazza fisica e che impiegano tutto l’inverno in dure preparazioni atletiche. A rendere suggestiva la manifestazione, poi, è la magnificenza dei costumi del Corteo storico, con oltre 700 figuranti a piedi e a cavallo, in costume e monture che si rifanno al Cinquecento spagnolo. Per le loro preziose fattezze elmi, targoni, armature, sono conservati ed esposti in importanti musei del mondo, come il Metropolitan Museum of art di New York, l’Art Institute di Chicago, e naturalmente, il Museo di Palazzo Reale a Pisa.

In un libro uscito dedicato alle tradizioni storiche pisane (“Pisa, identità e tradizioni”, Pacini editore, in uscita in questi giorni), viene pubblicato anche un documento inedito che attesta l’esistenza nella Biblioteca Nazionale di Vienna di una “cantata” composta da Antonio Salieri, compositore e maestro di corte e noto per la sua rivalità con Mozart, per il Gioco del Ponte intitolata “La sconfitta di Borea”. La composizione sarebbe stata realizzata nel 1777, proprio in seguito a una edizione del Gioco pisano. La composizione per due soprani, tenore, coro e orchestra, eseguita anche alla presenza dell’Imperatore, rappresenterebbe un esempio di ‘promozione turistica’ all’estero ante litteram.

Nel 1778, Vittorio Alfieri, ospite in città, rimase stupito a tal punto che compose i seguenti versi:

«Io dell’Arno in riva

sovra olimpico ponte in finto Marte

Vedea prodigi di valore e d’arte

per cui Pisa in Italia è sola viva»

 

Il Gioco del Ponte è una manifestazione storico-rievocativa che affonda le sue radici nella tradizione della città, senza che si conosca una precisa data di inizio. Ne parla addirittura Caterina Benincasa da Siena, patrona d’Italia e d’Europa, nel corso di una sua permanenza in città ospite della nobile famiglia dei Bonconti. Intenta a pregare nella chiesa di Santa Cristina, dove ricevette il dono delle stimmate, la Santa venne distratta da “improvviso strepitio di trombe e tamburi”. Alla richiesta di cosa si trattasse, qualcuno le spiegò che erano i “signori pisani che si affrontavano nella battaglia del Ponte. Allora, rivolgendosi a Dio pregò chiedendo che mai in quel Gioco  si verificasse “morte d’uomo”.

Richiamo alla tradizione medievale è, poi, l’antico Gioco del Mazzascudo, disputato ai tempi dell’Antica Repubblica Marinara, in piazza degli Anziani, l’odierna piazza dei Cavalieri. Il gioco venne vietato con l’annessione di Pisa a Firenze, che forse temeva il ritorno di una volontà autonomista in quella pubblica “durezza”, ciascuna squadra doveva far abbandonare il campo all’avversaria a colpi di mazza e di scudo. Venne poi nuovamente introdotto ma spostato sul Ponte di mezzo e, al posto della mazza e scudo, venne introdotto il “targone”, una sorta di scudo di legno a forma irregolare. Nel 1787 venne sospeso per volontà del Granduca Pietro Leopoldo e nuovamente introdotto nel 1806 da Maria Luisa di Borbone, reggente del neo napoleonico Regno d’Etruria, su richiesta dei cittadini pisani. Ma a causa dei tumulti e disordini che provocò la contesa di quella edizione tra le due parti, la stessa Borbone decretò il divieto formale a continuare il Gioco.

Nel XX secolo venne ripreso con alterne fortune. Il 29 giugno 1935 tornò a essere disputato, alla presenza del re Vittorio Emanuele III. Poi, dopo la pausa per la Seconda Guerra mondiale che sconvolse Pisa con disastrosi bombardamenti, fu nuovamente ripreso il 13 luglio 1947 ma all’Arena Garibaldi, poiché tutti i ponti della città erano saltati. Il Gioco tornò, definitivamente sul Ponte di mezzo, finalmente ricostruito, l’8 giugno 1950, con la vittoria di Mezzogiorno. Da allora ebbe alcune pause e persino una trasferta a Roma, al Circo Massimo, nel 1960 in occasione della chiusura dei Giochi Olimpici, complice la richiesta dell’allora Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi. Nuovamente interrotto dopo l’edizione del ’63, fu definitivamente ripreso nella versione attuale il 27 giugno 1982. Quell’occasione venne celebrata con la emissione di un francobollo di Poste Italiane tirato in 5 milioni di copie.