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Calcio Femminile: il calcio discrimina le bambine. La storia di Clementina

Clementina ha 8 anni, i capelli biondi raccolti in una coda con i fermagli ai lati, una leggera erre moscia. Le piace disegnare, ma ancora di più le piace giocare a calcio. Per questo, all’inizio dell’autunno, si presenta con la zia e il cuginetto in una società sportiva della sua città, Brescia. I bambini scalpitano, non vedono l’ora di fare la prova per entrare in squadra. La zia di Clementina, mentre cerca di placarli, fornisce i loro dati anagrafici in segreteria: “Per il bambino non ci sono problemi, la bambina non può”, dice un addetto. E la risposta alla richiesta di spiegazioni da parte della donna – e dei due piccoli – è lapidaria: “Perché è una bambina”.

In Italia solo il 3 per cento delle società giovanili si occupa di calcio femminile
Il caso di Clementina, sebbene meno frequente rispetto al passato, non è isolato. In Italia ci sono, secondo i dati Figc, 2955 società di calcio nel settore dilettantistico: di queste, però, meno di 100 hanno squadre femminili. La Lombardia, regione in cui vive Clementina, è tutto sommato un’isola felice: “Qui – spiega a Fanpage.it Luciano Gandini, responsabile regionale Figc femminile – si concentra il 20 per cento del calcio ‘rosa’, ma parliamo di una quindicina di società”. Su 1400. “Nel settore giovanile lombardo – continua Gandini – abbiamo circa 12mila tesserati, ma solo mille bambine giocano in squadre miste”.

La forbice si allarga a livello nazionale, dove le società con squadre femminili arrivano a malapena alla cinquantina. Su 1.062.792 tesserati Figc nel 2019 (ultimo dato disponibile), solo 37mila sono donne e bambine. Per queste ultime, che potrebbero giocare in squadre miste fino ai 12 anni, le “barriere all’entrata” sono spesso insormontabili, non tanto e non solo per una questione culturale, ma soprattutto per motivi logistici. “Di fatto – osserva Gandini – per far giocare una bimba in una squadra prevalentemente maschile serve almeno uno spogliatoio in più e nella maggior parte dei casi le strutture sono già in ristrettezza di spazi. Le società pure femminili sono pochissime, è già tanto se qualcuna maschile accetta le bambine”.

Per una che ce l’ha fatta, ci sono però tante, troppe ragazzine a cui il sogno è precluso già in partenza. “Clementina, quel giorno in segreteria, ha sentito tutto – racconta Alessandro Abba, il papà della piccola -. Tornata a casa me l’ha raccontato, non capiva”. E infatti la bimba, che ci accoglie ancora con il pigiama della domenica mattina ma un piglio tutt’altro che assonnato, dice: “Io non ho niente contro i maschi, però mi sembra una cosa un po’ brutta dire alle femmine che loro non possono giocare”. Poi si mette a disegnare se stessa e la sua migliore amica Camilla su un campo con il pallone: dal ritratto è chiaramente distinguibile la coda bionda di Clementina, che ha appena fatto goal, mentre l’altra bambina, in una vignetta, esclama: “Nooooo!”.

fonte: fanpage.it